Quella di api, arnie e miele è una tua passione o anche una professione?
E’ una semi-professione per il momento.
Praticamente ho iniziato da piccolo, da mio zio che aveva l’apicoltura Porrini a Brebbia, e lì ho lavorato per quattordici anni. All’inizio era solo una curiosità e un divertimento, poi piano piano è diventato un lavoro.
Come sei arrivato alla produzione del miele?
Ho iniziato con mio fratello e, lavorando da mio zio, abbiamo iniziato a tenerci le nostre cassette che da dieci sono diventate venti, e poi sono cento, fino ad arrivare adesso ad un duecento io e settecento mio fratello Michele.
Vitamine e sali minerali sono gli ingredienti principali del miele. E’ da considerarsi un integratore?
Certo, a tutti gli effetti è un integratore. Non è ancora considerato un medicinale, anche se sappiamo che è un rimedio naturale per i raffreddori, il mal di gola e tutte le infiammazioni delle vie respiratorie. Comunque già antichi usavano il miele con questi scopi.
Il miele di melata è molto apprezzato nel Nord Europa, mentre da noi è ancora poco conosciuto. Lo possiamo considerare un ricostituente naturale?
Certo, il miele di melata è un ottimo integratore perché contiene un sacco di sali minerali. Da noi non è molto apprezzato perché probabilmente non è molto conosciuto, ma io vedo che chi lo assaggia poi ci torna. Da consigliare agli studenti, ma soprattutto agli sportivi. Ti posso garantire che io, prima di andare in piscina, mangio due cucchiaini di melata e nuoto un’ora senza far fatica.
Ci si avvicina all’apicoltura per passione o per professione?
Io penso che tanti all’inizio si avvicinano all’apicoltura per passione, poi vedo che ci si può ricavare anche un reddito che ovviamente dipende dalle proporzioni di produzione. Tieni presente che già con un paio di cassette la tua produzione la puoi fare. Con un’arnia fai la media di 30 chili di miele all’anno.
La provincia di Varese è una forte produttrice di miele?
Certo. Abbiamo circa 400 apicoltori tra partita iva e hobbisti e un pacco di parecchie migliaia di alveari.
Qua nella provincia di Varese grossi importatori non ce ne sono perché sono più che altro tutti piccoli produttori, anch’io nel mio piccolo, il miele lo vendo ad un rivenditore che a sua volta lo confeziona.
Attualmente noi produciamo il 50% del fabbisogno, quindi lo importiamo perché c’è una richiesta tale da non riuscire ad essere soddisfatta. Viene importato da Ungheria, Romania, Polonia, Cina, e dall’Argentina arrivano tonnellate di miele.
Quello che è positivo è che viene controllato e l’obbligo dell’etichetta chiara, dove viene specificata la provenienza del miele, quindi se importi del miele devi specificarlo sull’etichetta, così anche il consumatore è al corrente.
Al giorno d’oggi spesso i bambini confondono api e vespe. Pensi che sia producente avvicinarli alla conoscenza di api e arnie?
Sicuramente, già una volta venivano fatti degli incontri per spiegare come si faceva il miele. Mi ricordo che mia mamma era l’addetta che andava nelle scuole con i video e tutto il materiale per raccontare e spiegare la vita delle api. Non so perché poi si è persa questa cosa.
Ci sono però anche molti bambini che il sapore del miele neanche lo conoscono.
Il miele viene utilizzato e consumato poco: per abitudine o per mancata informazione sulle sue proprietà?
Qualche anno fa siamo andati alla scuola di Travedona Monate, siamo andati nelle classi e abbiamo fatto assaggiare il miele ai bambini senza specificarne la qualità.
Successivamente dovevano compilare una scheda di valutazione personale sul gusto.
E questo è stato un modo divertente per farglielo provare.
Comunque ultimamente il consumo di miele è aumentato, ne parlano di più anche i media per la vicenda dei cotinoidi che stanno facendo stragi di api, già da qualche anno.
Speriamo che finalmente si decidano a vietare le autorizzazioni dell’utilizzo di pesticidi, ne stanno parlando a Bruxelles, prò continuano a rimandare senza prendere una decisione. E’ dimostrato che queste sostanze fanno male alle api, all’ambiente, a tutto, ma ci sono le multinazionali che hanno più potere degli organismi che dovrebbero decidere.
Quali consigli potrebbero aumentarne l’utilizzo?
Sicuramente andare nelle scuole a proporlo, magari con la presenza dei genitori, spiegando le qualità e le proprietà del miele, sarebbe una bella cosa.
Vedo che tante persone, che prima non utilizzavano il miele, dopo avergli regalato un vasetto per assaggiarlo, poi tornano a comprarlo, soprattutto per i bambini perché se a merenda gli proponi una fetta di pane con il miele, è una merenda completa.
Quali tipi di miele produci?
Acacia, castagno, millefiori, melata, ciliegio e tiglio.
Quali consigli? Perché?
In linea di massima qualsiasi miele va bene per le vie respiratorie, l’eucalipto va bene per espettorare catarro, quello di tiglio è un calmante. In generale tutti i mieli fanno bene.
Da piccolo mangiavi miele?
Certo: pane, burro e miele.
Poi sono molto buoni gli accostamenti del miele ai formaggi, per esempio miele di castagno e gorgonzola, acacia e parmigiano o pecorino, oppure il miele mischiato alla formaggina e poi lo spalmato sul pane.
Sconsigliano la somministrazione di miele ai bambini molto piccoli. Cosa pensi e cosa dici a riguardo?
Si, e credo perché non hanno ancora sviluppato bene l’intestino, quindi è consigliabile dare il miele ai bambini dai due anni in poi.
E il veleno delle api?
Stanno studiano le proprietà del veleno delle api e stanno facendo degli esperimenti per la distrofia muscolare e per i reumatismi perché hanno riscontrato dei benefici.
Dal miele al veleno delle api. E la propoli come si produce?
Io produco anche propoli. Le api la usano per sigillare qualsiasi fessura dell’alveare, quindi quando tu appoggi il melario e il coprifavo, una parte di fessura viene sigillata con questa propoli. Ci sono due modi per produrre propoli: c’è il metodo della grattatura dove praticamente si grattano queste parti dell’alveare, dai melari soprattutto, e poi viene filtrata e messa sotto alcool per produrre la propoli al 30% ; altrimenti si mettono delle reti applicate al perimetro dell’alveare e gli si fa praticamente una fessura artificiale dove passa la luce.
Le api vanno a sigillare l’apertura riempiendo di propoli queste reti perché a loro dà fastidio la luce. Quando sono tutte propolizzate le togli, le metti in freezer per qualche giorno, poi le sgretoli e da qui ricavi la propoli.
Il propoli è un antibiotico naturale.
Veniva già usato dagli egiziani come rimedio, ma veniva anche utilizzato per imbalsamare le mummie.
E’ anche un ottimo cicatrizzante.
Ma non c’è uno sfruttamento delle api?
Le api producono sempre in abbondanza rispetto quello che è il loro fabbisogno e comunque la parte sottostante, quella dove c’è la famiglia non si tocca mai, quindi noi portiamo via quello che è in esubero.
Quando riempono i melari noi ne aggiungiamo altri, quindi siamo noi che gli diamo la possibilità di riempire uno nuovo, altrimenti loro si ingolferebbero e poi non avrebbero più spazio. Il vantaggio è che noi gli diamo già dei telai costruiti, quindi loro hanno anche meno sforzo da fare, e sai anche che la cera è il sudore delle api, per poterla produrre loro si devono agglomerare, sudare e da questa sostanza che ne esce, che sono scagliette, poi si produce la cera.
Nella cera c’è una percentuale di miele. Io la uso per fare le candele, ma prima di tutto per rigenerare i fogli cerei che sono dei telai che poi ogni ‘tot’ vanno sostituiti, o anche solo se si formano dei nuclei (sciami) nuovi e ci vuole del materiale in più.
Ci sono due modi per fare gli sciami: quello naturale che avviene tra la fine di aprile e i primi di maggio, quando un alveare è talmente colmo di api, loro sono stimolate ad allevare delle nuove celle reali e quando nasce la nuova regina fa una specie di lotta con quella vecchia. Solitamente è quella vecchia che se ne va con una buona parte di api. Quello artificiale consiste nell’allevare noi delle celle regine e poi con dei telaini, con api e covata si formano dei nuovi nuclei che poi si sviluppano.
L’ultima domanda la lascio a te: cosa ti chiederesti?
Io ti dico che secondo me è uno dei lavori più belli che ci sono da fare e nonostante le annate meno produttive è un lavoro che ti appassiona.
Quando si avvicina la primavera sei qua che fremi per ricominciare il tutto.