Se si vuol parlare di Sergio Mauri, è necessario prendere nota di una serie numerica sostanziosa. Quattro sono gli anni passati a studiare il piano, più di quindici quelli trascorsi in consolle, sette anni dal suo primo disco (I Gotta feel it) e una serie di decimali rappresentata da persone che hanno assistito ai suoi concerti. Vi basta per premere sul download del suo curriculum musicale?
Sergio Mauri rappresenta esattamente quel genere di ragazzo sicuro di quel che vuole dalla vita. Ed è consapevole di esserlo proprio perchè ha lavorato sodo per averlo. Originario di Partinico, in Sicilia, a trentatré anni il dj che vanta collaborazioni con artisti internazionali, appare dal vivo molto più giovane di quanto si pensi o veda in foto e quindi decido (senza sembrare troppo indiscreta) di partire con questa domanda a cui risponde sorridendo: “Diciamo che il fatto di sembrare ragazzino, è dovuto al discorso che mi senta ancora un tredicenne”. Una risposta da cui è stato possibile tornare indietro di anni e anni fa, quando Sergio alternava i compiti a scuola alla sua passione verso la musica e tutto quello che ne faceva parte. “Insieme a due compagni delle scuole medie, fans di Radio DeeJay, mi era balzata in mente l’idea di improvvisarci della trasmissione radiofonica, fungendo io da aspirante dj”. Le domeniche a venire, Sergio andava a sentire le varie band del paese e una volta a casa, cercava di riprodurre in toto la musica che aveva ascoltato attentamente. Non un’esercitazione casuale se non fosse per approdare nel mondo dei Disc Jockey a 360 gradi. “Però, come spesso capita, i genitori tendono a farci sì credere nei sogni ma restando coi cosiddetti piedi per terra, soltanto che sentivo dentro me che avrei potuto farcela, ed è stato così”, spiega Sergio sullo sfondo di un’arredo bianco candido di casa sua. “L’ascesa è iniziata subito dopo gli anni delle superiori, quando una volta “battezzata” la mia città a suon di musica, ho incominciato a suonare a Dalmine, Trezzo e via via nelle altre regioni”, racconta Sergio immerso nel ricordo di quell’inizio come fosse ieri. “Ero dapprima molto richiesto ed io non facevo esitazione alcuna, accettando di suonare da nord a sud del mio paese, portando la mia musica”. Testi che Sergio ha scritto per la prima volta tredici anni fa, a vent’anni, specialmente (postum scriptum)“in qualsiasi posto mi capitasse: passeggiando per strada, mentre nuotavo; non c’era effettivo ed unico luogo in cui mi mettessi a comporre”. Un’abitudine immancabile, un’appuntamento consueto, quello che Sergio aveva con la musica e proprio come si dice per la natura (lascia che faccia il suo corso), è stato lo stesso per il dj. Di anno in anno, Sergio portava all’estero il suo nome insieme alla sua musica, in giro per l’Europa… da Mosca , alla Francia, andando per la Svizzera e scendendo già per Sharm El Sheik. In questi viaggi che cominciavano ad essere di lavoro e non più per sola passione, Sergio non si era dimenticato di uno dei suoi amici, oltre a quelli sintonizzati sulla frequenza di Radio DeeJay, ma di un terzo ora a capo del quinto locale più prestigioso al mondo, il BCM Planet Music. “Mi aveva contattato nell’estate del 2008, quando ho accettato di aprire la serata di Calvin Harris. Un grandissimo onore che ad oggi si ripete ogni anno consecutivamente”. A proposito di soddisfazioni, Sergio ne è un intenditore, come di vini: “aspettavo da tempo questi risultati proprio perchè non ho mai smesso di distogliere l’attenzione dal mio traguardo e questo si è rivelata una formula vincente”. Sergio nel suo percorso, oltre che la compagna Stefania con cui ha da pochi mesi avuto Alessandro Sebastian, ha incontrato moltissime figure internazionali prontamente a suo favore nel supportarlo, come ad esempio Hardweel, Danny Avila, Vinai, W&W e altrettante collaborazioni di rilievo come quella con Molella nel 2012, con Shelly Poole, per mezzo cui ha raggiunto la diciottesima posizione nella chart di Beatort ElectroHouse. Per ben due anni continuativi, Sergio Mauri ha aperto, insieme ad altri dj, i concerti di Vasco Rossi, prima a Bologna davanti a quarantacinquemila persone (fa un certo effetto srotolare il numero) poi a San Siro con ottamila. “Un’effetto un’unico, dove lascia spazio all’adrenalina che attende ad entrare in scena già dietro le quinte”. Un dj che scala i successi, ambendo alla vetta più alta: il Tomorrowland, eccezionale festival di musica elettronica nel cuore del Belgio dal 2005. Una sensazione molto positiva che non è abbastanza descriverla se non la si vive, tanto quanto i suoi ultimi due lavori “Borderline”, nel 2014, in seguito “Camelot”, “Star Again” e “Voyager”.
“Il 22 febbraio uscirà un follow up di Euphoria, con l’etichetta Spire Record che ha il nome di “Hard Tronic”, peraltro già presentato in anteprima la sera di capodanno in piazza a Reggio Calabria davanti a ventimila persone”. Un “remix” in piena di brani firmati Sergio Mauri che scorre verso orizzonti internazionali e non ha la minima intenzione di fermarsi. Forse come l’orologio, a forma di disco sulla parete bianca della sala che segna l’ora della nostra intervista.
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