LASSOCIAZIONE è la rivelazione musicale della terra reggiana, che crea un folk-rock di forte impatto emozionale, che dedica e rievoca la parola dialettale montanara reggiana.
Perché questa scelta?
Risponde Giorgio Riccardo Galassi: Quando mi sono trovato a scrivere i testi c’era qualcosa che mancava, così sono andato da Marco Cilloni chiedendogli di mettere in musica questi brani. Vedendo che il risultato non era definitivo, mi sono chiesto: ‘Perché non usare la lingua della mia terra?’
Quello che ha fatto sbloccare tutto è stato proprio l’amore per la terra in cui vivo e penso che l’unico posto dove vorrei sempre vivere sia l’Appennino Tosco-Emiliano. Il dialetto si incastra bene in questa musica, già dalla fonetica perché, in teoria, non ha doppie, è sempre tronco e quasi anglofono. Per chi canta in inglese o in americano è molto più facile che cantare in italiano, lingua molto più armonica e che finisce sempre con una vocale. Il dialetto termina sempre in consonante, o comunque con parole che sembrano quasi inglesi.
C’è stato un discorso di ricerca: sono andato a cercare dei vecchi testi dialettali scritti dopo la guerra, negli anni ’50/’60. I risultati sono stati ottimi, secondo me la gente si appassiona al discorso del dialetto, e comunque anche se non capisce i testi, li va a leggere.
Per me la musica è ricerca, è la parola giusta al momento giusto, messa dentro a delle liriche che vanno incastrate perfettamente.
Risponde Gigi Cavalli Cocchi: Io aggiungerei che, mentre in altre zone d’Italia l’attenzione per la lingua delle origini è sempre stata molto viva, mi viene in mente la scena cantautorale degli anni ’70, ad esempio la Nuova Compagnia di Canto Popolare, dalle nostre parti questo fenomeno non si è mai verificato e, qualche volta, si è cercato solo il recupero di alcune canzoni tradizionali.
La forza del progetto de Lassociazione è che partiamo da una base di ricerca e di linguaggio. Il nostro non è un semplicemente recupero della canzone tradizionale, ma è l’utilizzo della lingua della nostra terra, quindi utilizzarla per andare oltre, per portare avanti un discorso di comunicazione artistica che è molto attuale ed è molto sentito dalle gente. Credo che il successo de Lassociazione sia dato anche da questo senso di appartenenza che avvertono le persone che ci seguono, e che si lasciano ancora toccare, si lasciano emozionare e si riconoscono in quello che gli viene proposto. Noi siamo i primi che credono in questo e di conseguenza riusciamo a trasmetterlo nel modo migliore.
Non è un lavoro pensato e studiato a tavolino, è semplicemente l’unica espressione possibile che noi abbiamo rispetto questa forma artistica, ed è per questo motivo che ha questa forza e questo impatto.
E noi la viviamo con questa importanza.
Cantare nel vostro dialetto non è una restrizione esclusiva per un pubblico della vostra terra?
Risponde Giorgio: Me lo sono sempre chiesto anch’io. Nei nostri dischi c’è anche qualche pezzo in italiano. Il concetto di base è far capire alla gente che il dialetto non è una linea di confine, ma un arricchimento.
Risponde Gigi: C’è anche da pensare all’effetto magico che ha il suono della parola anche non compresa, come primo impatto. La voce e la lingua rappresentano un suono che, comunque, ha un suo potere di penetrazione, indipendentemente dalla comprensione. Questo accade anche con la musica che arriva da altri paesi e che noi non sempre comprendiamo, e questo perché c’è qualcosa, probabilmente, di imperscrutabile. Io prima ho parlato di magia, ma non a caso: ci sono delle vibrazioni che riescono ad andare oltre alla comprensione del testo. Noi tendiamo a mettere anche le traduzioni nei nostri libretti, perché ci teniamo che le persone capiscano esattamente quello che hanno ascoltato e quello che in qualche modo le ha colpite.
LASSOCIAZIONE è formata da nove musicisti di grande professionalità. C’è qualche caratterizzazione che si può raccontare per ognuno di voi?
MARCO MATTIA CILLONI (voce – chitarra acustica – guitar banjos – mandolino – compositore di tutte le musiche) Risponde Giorgio:E’ un polistrumentista, ed è stato il primo, abitando anche vicino a me, che ho coinvolto nel progetto de Lassociazione. E’ un chitarrista acustico e ha il suo suono particolare, lo riconosci come musicista e riesce a dare un’anima alle canzoni.
GIORGIO RICCARDO GALASSI (testi e voci) Risponde Gigi: Giorgio per me è l’anima sensibile e poetica della nostra storia. Senza di lui non potrebbe esistere Lassociazione, come senza Marco, ovviamente. Credo che Giorgio abbia questa grande capacità, questo grande potere di trovare il giusto equilibrio e la giusta armonia tra il suono delle parole e la musica. Trova le parole migliori, intanto per raccontare, ma che hanno una sonorità perfetta per quella parte musicale, quindi riescono ad amalgamarsi in un modo perfetto con le musiche che vengono poi scritte da Marco. E ti assicuro che non è facile, perché a volte ci sono delle musiche molto belle, con delle parole che sono messe dentro a fatica, o comunque non hanno una loro musicalità. Al di là dell’intensità di quello che racconta, Giorgio ha questa grande capacità di scrivere parole che si potrebbero cantare senza la musica e senza la ritmica. Non è una cosa da poco, anzi, è molto importante.
GIGI CAVALLI COCCHI (batteria – percussioni ) Risponde Giorgio: E’ sempre attento a tutte le novità, professionalmente, come musicista, sanno tutti chi è. All’inizio, quando sono andato da lui per fargli sentire le canzoni, ero sicuro che mi avrebbe ascoltato, e nel mondo moderno è già tanto.
GIANFRANCO FORNACIARI (tastiere) Risponde Giorgio:Oltre ad essere un musicista è anche un produttore. Gianfranco sa arrangiare molto bene i pezzi. E’ un grandissimo musicista.
FRANCESCO OTTANI (voce e chitarra acustica) Risponde Gigi: E’ la grande energia positiva e solare. Credo che sia l’esatto Alter Ego di Marco che è un grande artista, se vogliamo, più riflessivo e intimista per certi versi. ‘Otto’, sul palco, va a completare questa parte legata alle voci e alle chitarre, e credo che sia il classico musicista che all’interno di una formazione, come si suol dire, ‘crea morale’. Questo l’ho ritenuto sempre un ruolo importante.
FILIPPO CHIELI (violino e viola) Risponde Giorgio: E’ un violinista. Noi lo chiamiamo Maestro e se parliamo di violini, lui è veramente bravo. Sul palco è molto preciso e dà un’identità, al suo suono, molto particolare.
MASSIMO GUIDETTI (tromba) Risponde Giorgio: E’ un jazzista. Appena riesce si intrufola in un quartetto o un quintetto. Ha suonato con tanti artisti e con noi suona la tromba, in maniera molto Jazz. Massimo è un grande professionista.
MARCELLO GHIRRI (banjos) Risponde Giorgio: E’ un suonatore di banjo. L’abbiamo ricercato perché il banjo dà un suono particolare e in certe canzoni è anche abbastanza determinante. Noi abbiamo scelto Marcello perché si è dimostrato da subito interessato al nostro progetto.
ANDREA TORRESANI (basso elettrico) Risponde Gigi: Ha iniziato a collaborare con noi come sostituto del nostro vecchio bassista, Enzo Frassi, un grande jazzista piacentino, e che spesso aveva impegni sovrapposti ai nostri. In alcune circostanze ci ha mandato dei sostituti, e quando è arrivato Andrea ho avvertito lo spessore diverso. Per me è fondamentale poter lavorare con un bassista con il quale non c’è neanche quasi bisogno di guardarsi, perché si va via all’unisono. Ecco, Andrea è uno di quei bassisti che ti dà questa tranquillità e questa sicurezza. Ha un bellissimo suono, è sempre presente, ma non invadente, cosa che dev’essere un bassista. Io che ho suonato con alcuni dei più grandi bassisti italiani, come Gianni Maroccolo ed Elisa Minari, posso, a ragion veduta, dire che Andrea è proprio un gran bassista e mi trovo molto bene a lavorare con lui. Diciamo che è la metà perfetta della mela.
La vita dell’uomo moderno dovrebbe regolarsi su quattro fondamenta: PASSIONE+ IMMAGINAZIONE O SOGNO+ RAGIONE+ LA MISURA. E tra cuore e ragione c’è la natura. Cosa succede al poeta GIORGIO RICCARDO GALASSI nel bosco di castagni poco distante da casa?
Risponde Giorgio:
Succede che la parte più visionaria che ho dentro di me, è quella che poi scrive poesie. Mi hanno chiamato scrittore, cantante, poeta, musicista. Se dovessi definirmi, mi definirei poeta. Penso che la poesia abbia questa forza sostanziale che, sì deve avere un po’ di ragione e di misura, però la poesia è passione, sogno e visione. Se non hai visione o non hai sogno, sei in un mondo abbastanza stanziale o fermo. E, secondo me, non ti puoi immaginare nulla. Quindi la poesia è essenziale.
L’ultima domanda la lascio a te: che cosa ti chiederesti?
Risponde Gigi:
Mi chiederei… Dove vogliamo arrivare? Intanto vogliamo arrivare a stare sempre meglio con quello che stiamo facendo, perché Lassociazione è, in qualche modo, un posto nel quale andare a rifugiarsi, a ritrovare e a ricercare un modo diverso di stare al mondo; cosa che io penso si possa trovare solo in certi luoghi nel mondo.
Vorrei portare questa storia avanti nel tempo, e vorrei che permettesse a tutti noi di crescere insieme a lei, per farci vivere a pieno tutto quello che noi ci aspettiamo dall’esperienza de Lassociazione.
Credo che questi anni siano stati molto importanti per noi, ci hanno fatto emozionare, riavvicinandoci a quello che era l’uomo originario, forse meno tecnologico, ma con un ‘passo’ più naturale, soprattutto più vicino alla natura, alla propria natura di uomo.
Per questo il mio augurio è che tutto ciò possa continuare.
In questo momento è l’unico ‘luogo’ nel quale mi sento appagato e felice, sia come musicista, sia come persona, perché riguarda anche i rapporti umani.
La nostra grande scommessa è quella di uscire dal nostro ambito locale, ma non solo per un bisogno di gloria. Semplicemente vorremmo rendere partecipi anche le persone che non conoscono ancora questo universo.
Noi crediamo che questo popolo della montagna abbia delle affinità, forse è tra i pochi che nel mondo moderno continua a salvaguardare il nostro istinto, perché più legati alle tradizioni e alla madre terra, a quella semplicità ed essenza che abbiamo dimenticato.