LUCA BONAFFINI:
Perché hai scelto di fare il cantante?
Secondo me non è una scelta.
Tu fai una scelta quando sei emotivamente convinto di farla, invece io sono stato scelto, nel senso che non potevo fare altro che farlo.
La mia esigenza era quella di sfogarmi comunicando e quella è la maniera sicuramente più vicina al mio cuore, quindi più reale, più realistica.
NEK:
Ci devo pensare un attimo perché Alberto è molto acuto…
Mi verrebbe da chiedergli… Hai mai scritto una canzone per tuo padre?
Filippo è una persona d’oro, veramente, è un grande ragazzo e, secondo me, è un grandissimo artista sottovalutato dall’establishment italiano, come al solito, e capisco la sua domanda perché da poco ha perso suo padre. Si, io ho scritto canzoni per mio padre, non ne ho scritta una perché non è che scrivo poco, io mi esercito abbastanza nella scrittura, quindi ne ho scritte diverse e anzi, una entrerà nel cd che è prossimo all’uscita, che ha prodotto Beppe Carletti dei Nomadi, e si chiama ‘E COSI’ SEI CON ME’, tu la conosci. Insomma ne ho scritte diverse, certo che ci sono certe canzoni che ho scritto per mio padre che sono più emotivamente vicine e alcune che sono più come… descrittive, ecco!
Penso che mi piacerebbe scrivere… scriverei molto volentieri qualcosa, insieme a lui, per suo padre.
Mi piacerebbe molto.
MARCO MORRONE:
Nel tuo repertorio ci sono ormai tantissime canzoni scritte e tantissime incisioni. Ce n’è una in particolare che dopo averla scritta/incisa ti ha fatto esclamare: ” Questa a mio padre sarebbe proprio piaciuta!”?
Se si quale e perché ?Marco Morrone è il presidente del Fans Club.
Si e si chiama ‘COME UN UOMO’ e penso che gli sarebbe piaciuta perché racconta di come siamo noi emiliani e di come è il nostro spirito.
Al di là del fatto che non parlo delle canzoni che ho scritto per lui, perché comunque non penso che mi avrebbe mai detto che ho scritto una grande canzone scrivendo di lui, perché era molto imbarazzato dai complimenti, e molto imbarazzato sicuramente dai complimenti detti da un figlio, quindi non penso che avrebbe mai detto: “Si questa è una bella canzone!”Invece per ‘COME UN UOMO’ penso che avrebbe potuto dire:”Questo è un gran bel pezzo!” perché penso che sia lo stile che piaceva a lui, però con la mia penna.
BEPPE CARLETTI:
<<Mah…ad Alberto cosa chiederei…
Aspetta… Sai che mi hai fatto una domanda imbarazzante?
Non so, non avrei niente da chiedere perché è un ragazzo talmente buono che qualsiasi cosa gli chiedi cerca di assecondarti. Quindi direi, non una domanda: “Mi auguro che tu faccia successo al di là che noi ti produciamo. Sei un bravo ragazzo e meriti tutto il bene del mondo”.
Gli direi soltanto : “Cerca di volerti bene!”>>
Cosa rispondi?
Che ha ragione.
E’ un emiliano molto empatico e che ha ragione nel senso che ho capito che mi ha capito molto.
Non siamo stati ore e ore a parlare.
Io e Beppe siamo due emiliani un po’ introversi, e lui è più introverso di me.
Però è uno molto empatico e capisce subito che personaggio sei e di che pasta sei fatto.
Capisco perché ha detto certe cose e lo ringrazio molto perché i complimenti da lui, che è un capostipite della musica italiana, non so neanche se me li merito.
Sono molto contento e molto lusingato.
Sinceramente mi imbarazza.
Spero di essere all’altezza di questi complimenti.
FABIO CASTELLINI:
Quanto c’è della tua terra in te e quanto di te c’è nella tua terra?
Quella terra fatta di lavoro, di bestemmie, di piacere nell’essere con gli amici e del sudare x un pezzo di pane…..?
C’è infinitamente di più di quello che credevo quando avevo vent’anni.
Io adesso che ne ho più di trenta mi rendo conto che non posso fare a meno di vivere qua, non posso fare a meno di essere uno di qua, e non posso neanche fare a meno di vivere come mi hanno insegnato vivendo qua, quindi con queste radici e con questo modo di essere.
Noi emiliani scriviamo e facciamo musica con quell’intento.
Puoi anche far finta di non essere così, ma puoi anche sentirti un po’ più americano, un po’ più inglese, Nek si sente molto più inglese…
Ma sei sempre un emiliano.
E non c’è un cazzo da fare!
MASSIMO VECCHI:
Hai comprato il dessassoletor? (…e qui parte una splendida risata di Alberto, una di quelle belle in assoluto!!!)
Massimo è una delle persone più belle che abbia incontrato.Lui è un reggiano, a me i reggiani fanno ‘andare giù di testa’, e lui è un ‘reggiano DOC’ proprio!
Mi piace tantissimo.
C’è un pezzo che si chiama ‘STATALE 106′ ed è pieno di ‘S’, io e Nek ne sappiamo qualcosa, cioè la ‘S’ è un po’ un problema per noi!
Ho sentito due o tre ‘S’ un po’ troppo rotonde e li ho mandato un messaggio con scritto: “Dai per piacere, mettici un ‘DeEsser’”.
Non esiste il ‘DeEsser’, in realtà è un modo per dirgli: “tagliami un po’ le frequenze delle ‘S’ perché se no sembro uno che ‘va in televisione a fare la pasta’”, hai capito?
Allora lui mi ha mandato un messaggio con scritto:”Non ti preoccupare!
Per i cantanti di Sassuolo noi abbiamo il ‘desassoletor’!”.
Grandioso!
‘COME UN UOMO’, una canzone scritta in relazione al terremoto del 29/05/2012.
Un anno dopo.
‘COME UN UOMO’ sono parole che mettono in risalto la forza d’animo della tua gente.
Come nasce questa canzone?
Io non ho vissuto il terremoto perché in realtà ero in giro per l’Italia a fare dei concerti, quindi non ho vissuto il momento del grosso terremoto.
Ho vissuto gli altri, i piccoli terremoti che ci sono stati dopo, però il grosso tremore, la grossa scossa… io non c’ero.
Io ho vissuto molto di più il resto e ho visto che molta gente si dava da fare, cioè, noi a Sassuolo abbiamo un posto che era tra l’altro dismesso, non ci andava più nessuno, ed è stato adibito per raccogliere le cose che la gente poteva dare per i terremotati.
C’era la fila.Se tu volevi dare qualcosa potevi fare la spesa e andarla a consegnare.
Tra l’altro su internet erano pubblicate le cose che potevi comprare per donarle.
Mi ricordo che avevo fatto dieci minuti di fila per dare la mia busta per i terremotati.
E’ una roba incredibile, non penso che in un altro paese possa succedere una cosa del genere.Noi siamo così.
Allora, perché nasce ‘COME UN UOMO’?Perché quando hanno intervistato quel vecchietto che ho sentito in tv e che gli hanno chiesto: “Ma lei ha ancora paura del terremoto?”Lui ha risposto: “Paura? Qua sono venuti i tedeschi e li abbiamo mandati a calci in culo a casa! Paura no, poi oh! La sfiga… L’importante che quando cadi ti rialzi ‘COME UN UOMO’!”Questo è stato la molla che mi ha fatto dire: ‘Io scrivo qualcosa non sul terremoto, ma per la mia gente’
.Nessuno lo dice così, qualcuno lo deve sapere quando ho fatto così.
Non si lamenta nessuno, cioè, è ovvio, le bestemmie le tirano perché ci sono ancora tantissime cose, ci sono i patti con le banche suffragati dallo Stato a venticinque anni, ci sono ancora tutte quelle cose lì che devono ancora essere appianate, e quindi la gente si lamenta e fa bene a lamentarsi, perché qua facciamo una grossa fetta del PIL di tutta l’Italia e se c’è d’aiutare qualcuno devono aiutare queste persone qua, perché sono quelle che han tirato il carro, fino adesso.
Però è molto bello anche che non si pianga addosso a nessuno.
Il tuo prossimo progetto?
Il cd.
Abbiamo deciso di uscire col primo singolo, poi faremo un meeting per decidere come procedere perché bisogna vedere quali strade percorrere.
Cosa regala la musica?
Non ti regala un cazzo la musica!
Niente!
Tu alla musica gli devi dare tutto quello che hai e allora dopo ottieni qualcosa, cioè quando sei proprio stremato che gli hai dato tempo, voglia, passione, dedizione, religione, quando sei lì alla fine allora dopo incominci a godertela, cioè quando sei lì sul palco, dopo, e ci son voluti degli anni per essere lì, allora dopo incominci a godertela.
Non è che uno prende la chitarra e dice: “Vabbé oggi impari a suonare e domani sei molto contento di suonare la chitarra!” Non funziona così, non è così, è una cosa che ci devi dedicare tantissimo tempo, ci devi spendere sangue, sudore e tutto quanto, e allora dopo ti dà qualcosa, e qualcosa che gli altri non ti danno, cioè un’armonia, una voglia di stare insieme agli altri che fanno musica che non è concepibile, non è spiegabile.
Quando sei in cima al palco e stimi le persone con cui suoni, gli vuoi bene e suonano tutti la stessa cosa, con lo stesso intento, è una cosa che non c’è tra i rapporti umani.
E’ difficile spiegarla.
E’ un’armonia che è lì in quel momento lì, ed è per quello che noi vogliamo suonare sempre, perché quando suoni, a volte, si ricrea quella cosa lì.
Però non è esattamente gratis.
Alberto Bertoli ha un sogno nel cassetto?
Oh! Faccio prima a dirti cos’è che non ho nel cassetto!
Sceglierne uno sarebbe minimizzante!
Non penso mi tocchi sceglierne uno…
Ne ho tanti, li inseguo.
Il sogno, diciamo… spero più vicino, è quello di fare questo mestiere e basta, perché avendo più tempo penso che potrei migliorare molto, in tutto.
Invece facendo un altro mestiere si fa un po’ più fatica.
L’ultima domanda la lascio a te: che cosa ti chiederesti?
Mi piace pensarla così…
Credi che se ti andasse bene con la musica cambieresti il tuo modo di pensare?
Credo che l’unico modo per poter fare questo mestiere qua sia non cambiare quello che sto pensando adesso.
E’ quello che ha portato avanti mio padre, cioè avere le idee ben chiare di quello che stai facendo, perché poi arriva il successo, se arriva, e se arriva il successo è una grande ubriacatura e se non hai i piedi ben piantati per terra finisci male.
Ed è stupido.
Ne ho visti tanti che si sono praticamente bruciati, avevano delle carriere bellissime.
Si sono bruciati e probabilmente non avevano tenuto bene d’occhio che questo è un mestiere.
Non sei un Dio.
Non c’è nessun Dio, né in terra, né in cielo.
Bisogna che tieni per terra i piedi e fai il tuo mestiere.