Aron Corti, la tua passione per la musica inizia a 11 anni ascoltando il vicino di casa che suonava la chitarra elettrica.
Come inizia il tuo approccio con la ‘sei corde’?
In realtà inizia tutto all’età di otto anni quando, vedendo in televisione un concerto dei Queen e uno di Michael Jackson, rimasi affascinato dalla batteria. Mia madre chiese ad un ragazzo, dell’oratorio del mio paese, se poteva darmi delle lezioni, però fu un po’ una delusione perché non potevo avere una batteria in casa, quindi lasciai perdere, ma continuai ad ascoltare musica. All’età di 10 anni, appunto sentendo il mio vicino che suonava la chitarra elettrica, mi innamorai e iniziai a prendere lezioni, e da lì non ho più smesso di suonare. L’inizio non fu facile, anche per il fatto che sono mancino, però mi esercitavo il più possibile e in ogni momento libero.
Sei un chitarrista poliedrico, compositore, ti esibisci dal vivo e insegni. Punti al miglioramento attraverso lo studio e la ricerca.
Aron, in quale veste ti vedi meglio? Perché?
La veste nella quale mi vedo meglio è sicuramente quella del compositore, per il semplice motivo che da subito ho imparato a comporre musica, sfruttando tutto quello che conoscevo, cercando di tirar fuori quello che avevo dentro e tutt’ora compongo e scrivo, sia musiche che brani per gli Allievi. Ogni giorno scrivo qualche cosa e la archivio aspettando il momento giusto per usarla.
Quella di Aron Corti non è solo una passione, ma è anche un’espressione che trasporta nell’insegnare a suonare la chitarra.
Cosa ti piace trasmettere oltre che a note e accordi?
Quello che voglio trasmettere e’ il mio essere, il mio stato d’animo, le mie gioie e paure. Tutto quello che a parole non riuscirei a dire. Voglio che anche gli Allievi imparino ad esprimere quello che hanno dentro, che imparino il rispetto e l’umiltà che bisogna avere nella musica.
Sei stato l’insegnante di chitarra di Andrea Buffa e recentemente c’è stata una collaborazione professionale.
Cosa ti ha lasciato questa cooperazione?
Insegnare e suonare con Andrea mi ha dato tantissima soddisfazione e anche orgoglio personale, perché lui è riuscito a capire e usare proprio quello che ho detto prima. E’ stato davvero un piacere aver potuto collaborare con lui nell’esprimere quello che aveva da dire, e spero che questa collaborazione continui. Voglio aggiungere che è stato anche davvero divertente e ci siamo fatti un sacco di risate. Grande Andrea!
Cosa ti dà la musica? C’è qualcosa di speciale che hai voglia di raccontare in merito alla tua esperienza?
La musica mi fa vivere e sopravvivere. Mi permette di essere me stesso, mi mette in pace col mondo e, soprattutto, mi fa sognare.
Un’esperienza che voglio ricordare è quando, all’età di sedici anni, suonavo per strada, in qualunque posto: stazioni, parchi, piazze, ovunque. Un giorno incontrai un’artista di strada, un violinista, non ho mai saputo il suo nome, ma ricordo che mi disse: “Tu, con il tuo strumento dici la verità, sei vero. Non smettere mai di sognare!”
Questo momento mi diede tanta forza e tanta voglia di fare e continuare.
C’è una canzone, non tua, che avresti voluto scrivere? Perché?
Ci sono parecchie canzoni che vorrei fossero mie, ma se devo sceglierne una ti dico ‘Voodoo child’ di Jimi Hendrix perché, oltre ad essere un brano fantastico e non semplice nell’interpretazione, mi ha permesso, all’età di 14 anni, di imparare ad usare il ‘wha wha’, un effetto che uso spesso e che continuo tutt’ora a sperimentare e ricercando nuove sonorità.
Quali sono i progetti di Aron Corti?
I progetti per il futuro sono quelli di continuare lo studio e la ricerca di questo fantastico strumento. Spero di collaborare sempre di più con svariati artisti, di far uscire a breve il mio primo disco da solista e il secondo disco de ‘IL MIO INFERNO PRIVATO‘. Speriamo!
C’è un sogno nel cassetto?
Ho due sogni nel cassetto. Il primo e’ quello di fare un viaggio in America e riuscire a suonare con un artista che ammiro tantissimo: Gary Clark Jr., vi consiglio di ascoltarlo! Il secondo e’ riuscire a lasciare anche solo una piccola traccia di me nella musica.
L’ultima domanda la lascio a te: cosa ti chiederesti?
Mi chiedo: “Sarei stato in grado di vivere senza la musica? Rifarei tutti i sacrifici che ho fatto per la musica?”
La risposta e’ semplice: impossibile! Non sarei mai stato me stesso, mi sarei già perso da tempo senza di la musica, e tutti i sacrifici che ho fatto, li rifarei. Ho fatto tutto da solo, nessuno mi ha mai regalato nulla, in tutti i sensi, mi sono guadagnato tutto quello ho e che sono riuscito a fare da solo.
Anche la mia prima chitarra, e ne sono orgoglioso!