2012:CRISTIANO TURATO entra a far parte dei Nomadi come cantante.
E’ stato facile e immediato sentirsi ‘addosso’ le canzoni dei Nomadi?
(…Cristiano ride…)
No, non è stato né facile, né immediato.
Dopo un anno e mezzo posso dire che mi sono integrato abbastanza
E’ come camminare lungo un sentiero di montagna: è in salita, però bisogna camminare e darsi da fare per arrivare più in su possibile…
…tu conoscevi una sola canzone dei Nomadi…
No…no…
…le bugie del Web?
…ne sapevo… tre!? ‘Io Vagabondo’, ‘ Io Voglio Vivere’ e… quelle più conosciute.
Perché i Nomadi hanno scelto Cristiano Turato?
Questa domanda la devi fare a Beppe Carletti. ( https://www.noteinvista.it/i-nomadi-intervista-a-beppe-carletti/ )
Presumo intanto perché, dopo aver ascoltato più o meno 300 persone, hanno trovato in me qualcosa che, magari, in altri non hanno trovato.
Non hanno trovato una fotocopia di nessuno e penso… una cosa che ha dato la scintilla a loro, è che io sono anche un produttore. Io produco la mia musica, io produco… producevo, cose distanti dai Nomadi, però insomma, scrivo.
Nell’ultimo disco ci sono quattro brani che ho scritto io: ‘Ancora ci sei’ che è il singolo che è uscito, ‘Tarassaco’, ‘Apparente’ e ‘Addormentato ma non troppo’.
Tieni conto che sono quatto brani che sono scritti dal cantante, o comunque da un musicista, e non è mai successo in 50 anni.
Anche questo è un piccolo segnale.
Sono arrivato e mi ha fatto fare questa cosa.
Cos’è cambiato per Cristiano Turato?
Cambiato… che c’è molta più gente che mi conosce, però questo è anche positivo perché ho potuto conoscere veramente molte persone, e in gamba devo dire.
Io ero un po’ affascinato, in negativo, dall’uomo, negli ultimi anni. Sono riuscito, attraverso il Popolo Nomade, a tirar fuori di nuovo la voglia di conoscere le persone e pensare comunque che non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio.
Ci sono delle persone in gamba al mondo.
Oradaria / Madeline / Nomadi.
Dal rock elettronico ai Nomadi.
C’è un filo conduttore tra questi gruppi, o hai dato una ventata di rock ai Nomadi?
Oradaria è stata la mia prima band a 14 anni e lì era rock puro e basta.
Madeline è stato un passaggio che ho fatto io dopo un periodo di acustica.
Madeline è stato l’ultimo progetto, ed è stato un progetto di elettro-rock.
Il filo conduttore…: i testi.
Ho sempre comunque scritto testi veri, storie, di persone e che succedevano a me. ‘Apparente’ per esempio, che è dentro al cd, è la storia che parla proprio del rapporto tra me e mio padre.
Per cui penso che l’unico filo conduttore tra me e i Nomadi sia proprio questo: il testo e la verità di quello che trovi all’interno delle parole nei testi dei Nomadi.
Entri a far parte di un gruppo storico della musica italiana, è un posto molto importante nel gruppo più longevo, dopo gli Stones, della musica mondiale.
Non ti spaventa un pochettino questa impegno?
No, ti devo dire di no perché la dimensione che hanno i Nomadi, anche se è apparentemente molto grande, al loro interno è una piccola famiglia, per cui, comunque, si riconduce tutto alla semplicità.
La cosa bella è proprio questa.
Cristiano Turato e il Popolo Nomade. Che tipo di rapporto si è instaurato?
Ma, all’inizio un po’ ‘così’, non saprei come dire, non mi viene il termine… Sospettosi, sospettoso. E poi piano piano… mah! E’ come quando si inizia a costruire una cosa, e non sai mai come va, quali sono le strade che devi percorre, se ci sono buche che purtroppo devi prendere. E’ un rapporto che sta crescendo e penso stia andando verso l’alto.
Qual è la canzone dei Nomadi che veste meglio Cristiano Turato?
Eh Eh… ma sai che non saprei risponderti… Veramente…
Ce ne sono tante che sento. In questo momento non ne sceglierei una.
Forse un po’ le canzoni che parlano di vita, di persone, di… un po’ tutte!
Non c’è una particolare canzone a cui tengo. In tutte cerco comunque di entrare nel testo, nella storia, in quello che, chi l’ha scritta, magari sentiva in quel momento.
Io faccio un lavoro… non è un lavoro. Faccio questo piccolo lavoretto e cerco di buttare fuori tutto quello che ho, sempre, in ogni live.
Ma penso che si veda come lo vivo.
L’ultima domanda la lascio a te: cosa ti chiederesti?
Più che una domanda, è un convincimento che ho dentro di me, un pensiero fisso, che è quello di prendere questa esperienza e tenerla veramente nel focolare di casa, non so come spiegarti, l’intenzione è quella di…
…custodirla gelosamente?
…ecco, una cosa del genere e, comunque, a non travisarla mai, perché ha un suo confine.
Per dire, io sono arrivato coi Nomadi, ho fatto il concerto di Bologna, Campovolo, e via dicendo, ma sento sempre, dentro, che la cosa più importante, e che ho scoperto anche dal Popolo Nomade, è restare persone semplici e umili.
Questo è il pensiero fisso che ho, e spero veramente, nell’andare dei giorni, di tenere sempre questo.