“…SE LA TEMPESTA TI SPINGERA’ VERSO UNA SPIAGGIA DESERTA , TU ASSECONDALA E FORSE SARA’ UN’IMPREVISTA SCOPERTA…” (‘Shamandura’ E. Finardi)
Per te è sempre così?
Sì. Alla fine, la vita l’ho presa abbastanza di petto. Mi sono tuffato, anche facendo degli sbagli, ma non mi sono mai tirato indietro. Io sono abbastanza viscerale, sono uno che segue molto l’istinto, controllato più dalla parte destra del cervello che non dalla parte sinistra, quella logica, razionale. Sono una persona molto emotiva, forse è anche per quello che scrivo spesso canzoni al femminile. Ho coltivato proprio quello che di solito viene chiamato ‘istinto femminile’, in realtà è la parte destra del cervello che ti fa avere delle intuizioni, delle percezioni. A volte ci si sveglia alle 8 del mattino con una canzone.
Nel mio ultimo disco ci sono tante canzoni arrabbiate al maschile, o ferite anche al maschile. Le canzoni di speranza e di calore sono canzoni al femminile, in particolare ‘Lei si illumina’.
Prima edizione Premio Bertoli: cosa rappresenta e che importanza ha questo premio per Eugenio Finardi?
Sono molto onorato perché conoscevo Pierangelo molto bene.
Conosco anche suo figlio, Alberto, che ha appena fatto un bel CD. E’ una bella persona, che sta portando avanti il messaggio di suo padre.
I temi della politica, della disabilità, del sociale, della solidarietà, ecc, sono temi che mi toccano personalmente, che ho cantato e, chiaramente, toccavano anche Bertoli, un cantante di lotta, in tutti i sensi.
La vita stessa di Pierangelo era una lotta, una lotta vinta.
Sono molto orgoglioso di aver ricevuto questo premio, in nome di un grande cantautore di lotta.
A 9 anni incidi il tuo primo disco ‘PALLONCINO ROSSO FUOCO’.
Ti capita di cantarla ancora questa canzone?
Allora, faceva…”Palloncino rosso fuoco che ti presti al mio gioco, vola vola, vola su, poi ti lascio e non c’è più…”
…la sta cantando! Grande Finardi!
Qualcosa del genere, solo che adesso la canto facendo la voce da bambino, allora avevo la voce bella impostata perché mia mamma era una cantante lirica.
Sei uno dei pochi artisti italiani che dimostra di capire veramente le donne; gli altri due ritengo siano uno Fossati e l’altro Ruggeri…
…si, lo dico anch’io…
Sono solo canzoni o hai davvero il dono di raccontare le donne?
Sono intuizioni ed è appunto il coltivare la parte destra del cervello.
Io sono anche uno che si commuove con grande facilità.
Credo di essere abbastanza sicuro della mia mascolinità da potere permettermi di lasciare libera la mia femminilità, che non va inteso in senso sessuale, anche se non ci sarebbe nessun problema se lo fosse. Nel mio caso è più una questione di sensibilità, quindi riesco a capire e a sentire quello che le donne sentono, e per citare Ruggeri ‘Quello che le donne non dicono’ .
E’ la capacità di vedere e di ascoltare.
Trovo che sia molto arricchente, per un uomo, aprirsi alla realtà femminile e non solo, è proprio una questione di aprire cuore, di lasciarsi libero di sentire.
In questo disco ci sono un paio di canzoni dedicate alle donne, una delle quali è ‘Lei si illumina’.
FIBRILLANTE è un disco di quest’epoca, in cui io cerco di comunicare.
Parlo di quello che vedo e che conosco, quindi anche delle donne che, crescendo, hanno il coraggio di accettare il passare del tempo.
Mentre noi uomini, ad un certo punto, tendiamo ad avvizzire quando c’è un certo calo del testosterone, le donne sembrano acquisire una luce interiore, una forza, sanno accettarsi ed è bello vedere che brillano dentro di questa luce profonda.
Mia madre era una di queste. Io ho delle foto scattate quattro giorni prima che se ne andasse, era felice, radiosa, padrona di se stessa, era indipendente e viveva da sola a New York. Era veramente luminosa.
…mi sento presa in causa riguardo la canzone ‘Lei si illumina’. La mia riflessione è: ‘Le donne sono così se non hanno vicino un uomo che le spegne, però può essere anche inversa la cosa…’
Sì, non ricordo chi mi ha detto “Siamo tutti in cerca del nostro carnefice”.
In realtà nell’amore può succedere. Un’amore ti può tirare fuori il meglio, quanto spegnerti proprio. Ci sono coppie in cui sembra che il gioco sia quello di rovinarsi la vita a vicenda, durano da anni, ed è un gioco terribile.
In generale, ci sono amicizie che sono così, persone che si dichiarano amiche e che invece continuano a farti la battutina. Anche tra fratelli e sorelle. Per esempio, con mia sorella, ho sempre avuto una rapporto abbastanza critico, sarcastico, finché un giorno me l’ha fatto notare, me ne sono reso profondamente conto e mi ha fatto male capirlo.
Questa cosa si riproduce in tante amicizie, in tanti amori.
Uno diventa il bersaglio d’ironia dell’altro.
L’album FIBRILLANTE è un ritorno alle origini di Eugenio Finardi, un lavoro arrabbiato ed indignato, lo ascolti due volte e lo fai tuo.
Ho avuto difficoltà a fare mia ‘La storia di Franco’…
Perché è una storia che fa male.
E’ una storia, vera e romanzata, di un uomo che ho incontrato all’uscita del ristorante giapponese dove vado con mia figlia Elettra.
Quest’uomo, che chiedeva l’elemosina, era un discografico, faceva una vita rutilante, come dice Arbore ‘Il rutilante mondo delle sette note’, grandi alberghi e macchine di lusso. Lui portava in giro soprattutto cantanti internazionali. Poi la moglie l’ha lasciato. All’inizio si è sentito liberato e si è dato alla pazza gioia, ha iniziato ad abusare di alcool e altre stupidaggini, e pian piano gli si è disintegrata la vita intorno, finché ha perso il lavoro. Mi ha toccato tantissimo quando ha detto di non vedere la figlia da 5 anni, perché lui si è allontanato.
Tra l’altro io conosco tanti uomini che si sono separati, molto spesso non per loro volontà. Purtroppo i tribunali danno sempre i figli alla moglie, ti costringono a mantenere il suo tenore di vita, identico a quello del matrimonio, e non pensano al tuo.
Il dramma dei genitori separati, a cui vengono rubati i figli di colpo, si trovano senza famiglia, senza lavoro, senza casa.
E’ uno dei drammi nascosti nel nostro tempo.
E questa è ‘La storia di Franco’.
Che importanza hanno il Sole e la Luna per Eugenio Finardi?
Mi sarebbe piaciuto fare l’ astrofisico. Io ho una grande passione per la Cosmologia e poi sono un Cancro ascendente Leone, insomma la Luna e il Sole, i pianeti… ‘Per guardare le stelle e i pianeti e capirne i segreti, perché anche guardando lontano si capisce quel che si ha vicino’ cito una mia vecchia canzone ‘Voglio’, una delle mie preferite.Io sono un appassionato di astronomia. Se avessi avuto la costanza di studiare, non sono mai stato un grande studente perché non ho metodo, quindi non sono capace di studiare, ed è una cosa che per fortuna i miei figli non hanno ereditato, hanno metodo, per cui studiano.
Io sento molto la Luna, le notti di Luna piena sono importanti per me… ululo …ride…
Eugenio Finardi si sente il cantante della sua band e spesso incentiva gli assoli dei suoi musicisti. Questo non è da tutti i cantanti e ti fa certo onore. E’ vera passione per la musica rispettando il lavoro degli altri?
Certo! E poi scusami, avere lì un ‘chitarrista della madonna’ che ti suona e canta, e avere la possibilità di vederlo… pensa che godere per Robert Plant avere Jimmy Page che suonava di fianco. E’ una meraviglia. E poi, io credo che forse la mia vera capacità di musicista a a parte il cantare, è quella di riuscire a far suonare i musicisti al meglio, so identificare quella cosa particolare che un musicista ha e che non sa di avere, spesso perché cerca di omologarsi a dei modelli, a degli ideali che ha. Invece io trovo la sua caratteristica e sono capace di fargliela tirare fuori e suggerirgli una chiave per sviluppare a pieno il suo talento.
E questo credo che sia importante.
Un regista con gli attori deve sapere fare questo, no!?
L’ultima domanda la lascio a te: che cosa ti chiederesti?
Una domanda che mi farei… Perché non riesco a suonare la chitarra come vorrei? Io darei non so cosa per essere un bravo strumentista, un bravo pianista. So perché non sono un bravo strumentista: prima di tutto perché non studio. In realtà il pianoforte lo studiavo da bambino, ed è uno strumento che capisco. I chitarristi vedono le corde e le varie posizioni come se avessero una scintilla, uno shining, come io vedo le note in gola: so come andare a prendere una nota, miro e la prendo, non so neanch’io come faccio. Ecco, i chitarristi sanno fare questo con la chitarra.
Io no, non ho questo talento, non ho questo dono.
‘Offelee, fa el tò mestee’, però a me sarebbe piaciuto fare quel mestiere lì!