IL “DISARMANTE” CALEIDOSCOPICO PIANISMO DI ROBERTA DI MARIO
di Antonio Ribatti
‘Disarm’ è il nuovo album della compositrice e pianista Roberta Di Mario, pubblicato e distribuito da Warner Music Italy. Un concept album di pianismo contemporaneo che vanta anche importanti collaborazioni extramusicali come quello con la scrittrice Alessandra Sarchi (Premio Campiello 2017) che ha scritto i testi a cui ha dato voce l’attrice Andrèe Ruth Shammah.
Roberta Di Mario propone un pianismo attuale ovvero capace di aprirsi al dialogo con diverse forme stilistiche per assumere una dimensione pop proprio nella sua capacità di sovrapporre, senza soluzione di continuità, influenze ambient, jazz, musica da film e una certa elettronica.
Le tappe della sua carriera sono fatte di passi contrassegnati sempre da una particolare eleganza e chiarezza d’intenzioni. Debutta nel 2011 con ‘Tra il tempo e la distanza‘, album che palesa una ricerca di equilibrio tra pianismo contemporaneo e canzone d’autore. Nel 2014 esce ‘Lo stato delle Cose’ progetto nel quale le due anime della musicista, si esplicitano chiaramente in un doppio cd: ‘Songs’ (musica e parole) e ‘A Walk on the piano side’ (solo strumentale). Dello stesso anno è ‘Hands‘, soundtrack per il docufilm ‘Vivere il mondo di Botero’ e nel 2017 pubblica ‘Illegacy‘. L’autunno 2019, è la volta di ‘Disarm’ come accennavamo in apertura. Ne parliamo direttamente con l’artista.
Il mondo sonoro di un artista è una sorta di laboratorio in continua evoluzione… lo scorso 8 novembre è uscito il tuo nuovo album, com’è cambiata la tua musica dal tuo album di debutto ‘Tra il tempo e la distanza’ del 2011?
Sono cambiata io, è cambiata la mia musica, il mio suono. Tra il tempo e la distanza mi vedeva ancora cantautrice, un’urgenza di parole che oggi non c’è più. Ora mi basta la musica. Il progetto di pianismo contemporaneo new classic di oggi mi rispecchia totalmente, poter creare ed interpretare i miei brani mi libera nel profondo e sento di raggiungere la miglior versione di me. Tutto quello che è stato però racconta chi sono oggi e ciò che scrivo.
‘Disarm’, titolo dell’album mi ha molto colpito specie per il suo significato molteplice, che può intendere “privare delle armi o di ogni mezzo di guerra” ma può anche “vincere l’opposizione, la resistenza o l’ostilità di qualcuno, e/o privarla di ogni capacità di reagire”. Ci racconti la genesi di questo titolo?
Desideravo fare un viaggio, una storia di note che invitasse al disarmo interiore, emotivo, intimo. Un invito a deporre le armi, quelle interiori appunto, e ad abbandonarsi, a lasciarsi andare, anche tenendosi stretti alle cose belle, alle cose che ci fanno stare bene. Ognuno ha il proprio canale di “disarmo”, io ho la musica e il pianoforte.
La musica attuale è sempre più lo specchio di un mondo dove i confini tra le culture sono sempre meno rigide e definite. Come persona e come artista come vivi questa contemporaneità che spesso nega il moto naturale e continuo verso la commistione tra i popoli con un senso di chiusura e pregiudizio?
La musica è il linguaggio universale per eccellenza, una preghiera, avvicina all’assoluto, crea un legame e non un ostacolo, abbatte i muri ed unisce. Se le persone possono cambiare il mondo, allora la cultura e anche la musica possono in qualche modo cambiare le persone. E aprire alla tolleranza in nome di un bene superiore che ci riguarda tutti.
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