Il Comune di Magenta è lieto di presentare Incrociamo lo sguardo, la nuova mostra personale di Roberta Maria Riccio Chirvino, in arte Ri.Chi. presso Casa Giacobbe, dal 19 al 24 novembre. L’esposizione si snoda su tre livelli distinti della produzione artistica di Ri.Chi.: in primis i ritratti, forti nel colore e decisi nelle forme, poi i lavori appartenenti alla categoria “fil rouge” e infine le installazioni, che dialogano elegantemente con gli interni delle sale laterali di Casa Giacobbe.
I ritratti sono il prolungamento dei valori classicisti con il disegno che rappresenta ancora il corpo umano; l’artista affronta la questione della figurazione, proponendo l’oggetto visto in rapporto con il suo ambiente e usando il colore come mezzo privilegiato per esprimerlo. Forti e decisi sono i colori, piatta è la profondità del paesaggio racchiuso, senza rilievo. Si tratta di uno stile che, giocando con i rapporti tra superfici piatte e ritmi lineari, ricorda l’ultimo periodo della pittura decorativa di Matisse, traendo da essa il rigore dell’equilibrio dello spirito e gli eccessi di colore delle masse. Punto chiave dei lavori in mostra è l’espressività non dei soggetti, ma della forma, così come nell’arte musicale. In Venere notiamo il distacco dal reale e l’avvicinamento all’astrazione, con un’operazione che ricorda la pop art, nella trascrizione pittorica dell’immagine offerto dall’universo “popolare”.
Il gusto dell’artificio e la sperimentazione di un’arte minuziosa e rigorosa sboccia nei lavori di Ri.Chi. nella serie denominata Fil rouge. La ricerca dell’artista prosegue in direzione surrealista, nel senso dell’evocazione del proprio io, verso la rappresentazione di forme scaturite dall’inconscio e dalle più profonde regioni dell’animo. Le figure, da un lato ironiche e teatrali, dall’atro riflettono sulla tradizione del ritratto, riprendendo uno stile classico che coniuga a immagini oniriche uno stile accademico. I fili raffigurati sulle tele hanno una doppia valenza simbolica e reale, congiungendo il mondo raffigurato all’impulso umano. Ci addentriamo in un inconscio collettivo formato da tradizioni e simboli stratificati; sentimenti come la superbia e l’amore conducono ad una continua codificazione di simboli e icone di ieri e di oggi, verso un percorso personale e di elaborazione di una nuova concezione artistica.
Le installazioni interagiscono con gli ambienti che le ospitano in perfetta armonia ed eleganza: l’opera Cenere prende vita nella sala del caminetto e si compone di un tappeto persiano su cui poggia un ponteggio; al centro un cumulo di cenere che culmina con una fiammella accesa. Altrettanto coinvolgente e accattivante è la seconda installazione, composta da una sezione di prato e una di asfalto; la chiave di lettura è la spontaneità e il contrasto del gesto umano atto a lavorare, asfaltare e tagliare l’erba. E quel germoglio che riesce a fiorire anche in un terreno ostile come l’asfalto. Completa l’installazione, l’opera Hommage au carré, Parfum de vert, a significare il desiderio di riappropriarsi del senso d’accorgimento del piccolo, in ciò che può apparire insignificante allo sguardo e che spesso si trasforma in abitudine. Da qui l’importanza del quotidiano e la ricerca di ogni azione quotidiana che plasma e forma il nostro essere.
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