Indossa la tua vita, vincere l’anoressia si può

Non è mai facile uscire da un tunnel, qualsiasi esso sia. Figuriamoci da quello tortuoso di cui è fatto l’anoressia. Martina Doria, giovane e bella body builder, si racconta.

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“Il fattore scatenante è stato il bisogno di perdere peso…”. E’ da questa necessità che Martina racconta la sua storia, da cui ne è uscita, a proposito dell’anoressia. Poco tempo fa, di lei, ne avevamo riportato i trionfi e le medaglie, nell’ambito del fitness in cui Martina sguazza libera e fiera del suo corpo. Purtroppo però, fino a una decina d’anni fa, la giovane ventisettenne di Boffalora, non poteva vantare lo stesso orgoglio che impugna oggi. “Praticavo danza classica e a quell’età avevo il desiderio di perdere peso, in vista anche del saggio finale”; una scelta apparentemente comune, che le aveva consentivo di diminuire di 3 kg in un trimestre. “Radicalmente, però, ho smesso di mangiare, sino al punto di non bere persino un sorso d’acqua”. Un reale circolo vizioso nel quale Martina era inciampata, trascinandosi dietro l’inaccettabile idea della sua forma fisica. Un vortice che di volta in volta ha visto coinvolti i familiari a cui “cominciavo a chiudere le porte e così per i miei amici”. Martina frequentava la scuola e a malapena riusciva a studiare con poco più di 80 kcal al giorno e un’amenorrea che ha compromesso il suo stato di salute per un anno. Un forte disagio che Martina ha sfogato anche in una lettera in quei giorni di momenti difficili, in cui l’unico suo vero sostegno è stata sua mamma, la signora Vincenza che poco tempo fa l’applaudiva in sala durante le sue performance in bikini. Un punto di forza senza eguali che le ha viste nuotare in mare aperto con il vento contro e che malgrado tutte le fatiche e i dolori, insieme ce l’hanno fatta. Oltre alla costante presenza della madre, Martina ha potuto contare anche su un’altra persona, ovvero una cara amica, oggi madrina del suo bambino che le ha suggerito un dottore in grado di sottoporla a un programma ben mirato. E amorevolmente l’attenzione di questa donna e atleta, ricade sul suo piccolo ometto che le ha dato il regalo più grande: diventare mamma senza alcun problema. “Questo lo ricordo perchè a lungo andare il disturbo dell’anoressia può portare complicanze a livello riproduttivo”. “Il primo passo verso la guarigione è la presa di coscienza di avere un problema. L’anoressia”. Una delle frasi che possono apparire come “fatte” ma che occorrono per guardare in faccia alla realtà. Quella stessa realtà che ha portato Martina a contattarmi subito dopo aver appreso dal telegiornale, l’ultima vittima di anoressia, Francesca. Un gesto solidale da parte sua che vuole poter trovare spazio in tutte quelle stanze di casa o d’ospedale in cui c’è una persona che sta combattendo contro la malattia. “Quel momento in cui mi dissero: Martina tu soffri di anoressia”, a stento non ci credevo… negavo negavo e negavo ancora a me stessa di essere stata presa da quel mostro della mente. Ero arrivata a pesare 34 kg”. Ma poi, grazie a quella mamma dolce e al medico, Martina incominciava ad accettare la sua condizione per poterla superare. “Da quel momento erano iniziate le trafile d’esami da fare e tutti gli accertamenti del caso ma l’impresa più complessa era sostanzialmente quella che mi aspettava al varco come il peggiore dei nemici: un piatto davanti a me”. La sola portata per Martina era qualcosa di nauseabondo, ma con il tempo e la forza di un zanzara che cerca di aprire la zanzariera, ce l’aveva fatta. Mamma Vincenza le faceva da “maestra del gusto”, proponendole di contare, ancora una volta insieme, le penne nel piatto. Giorno per giorno le penne finivano nella sua pancia, così come gli spaghetti e le pappardelle al sugo. “E’ stato indescrivibilmente impegnativo, ma finalmente ho trovato la via d’uscita. Quello che mi sento di dire a coloro che soffrono di questo disturbo è che non devono avere il timore di parlarne, di non credere che la magrezza si ottenga in questo modo o che, soprattutto, un fisico troppo esile sia sinonimo di bellezza o salute. No. Amatevi perchè nessuno vi aiuta: partite da voi stesse”.

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