Nome: Giuseppe. Età: 53. Corporatura: siciliana. Origini: robuste. Introduciamo volutamente con lo stesso brio di cui ne è pienamente dotato il protagonista. Un uomo che della sua vita ne ha tratto un libro in cui risiedono le emozioni e gli scorci di storie reali prima nella sua terra, poi al nord. Un uomo che fino al ’95 viveva con i suoi due figli e la moglie appunto in Sicilia, là dove affondano le sue radici, vìolate dopo quell’anno. A presentare lo scrittore della casa di massima sicurezza di Opera è la psicologa Barbara Rossi, nonchè fruitrice del progetto ‘Leggere Libera-mente’ che ad oggi conta otto anni ed è rivolto ai detenuti. “I progetti dedicati a loro sono cresciuti notevolmente e per questo riteniamo – spiega – che sia fondamentale dar voce a quel qualcosa che si ha dentro. La lettura risulta un percorso di ricerca interiore, volto a conoscere meglio noi stessi”. La psicoterapeuta ha ripercorso alcuni passaggi indispensabili descritti dalla penna di Catalano, dove venivano sottolineate le particolarità della sua casa al sud. Un vita trascorsa giù, in Sicilia, con la sua famiglia e le sua quotidianità, spazzate via come le foglie dal vento sù al nord, ma mai scordate da Giuseppe che le ha custodite come il più prezioso degli averi. E su questo Rossi ha puntualizzato quanto possa essere traumatico lo stravolgimento del nostro quotidiano. Alla sinistra di Catalano, il Magistrato alla Sorveglianza Giovanna Di Rosa, che ha dapprima confidato di aver letto il libro e “Averne recepito il messaggio dell’importanza di progetti similari per la cultura in carcere”. In quest’occasione, Catalano ha usufruito del permesso premio, ovvero dell’uscita all’esterno del carcere, regolato da una buona condotta. Di Rosa ha commentato alcuni spaccati di Giuseppe, che visibilmente emozionato cercava lo sguardo della madre in prima fila. Uno sguardo sincero, buono. Con un velo di malinconia che lo riportava a molti anni fa in cui allo scherzo di fingersi postino al citofono, la madre gli credette e si riabbracciarono entrambi sull’uscio di casa. Era il primo incontro dopo la prima scarcerazione. Anche il direttore scientifico della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, Duccio Demetrio ha preso parte alla presentazione, in quanto autore della prefazione più intima di Catalano. “Nel laboratorio di scrittura autobiografica noi abbiamo il privilegio di poter seguire i ragazzi nella nascita dei loro progetti che danno luogo a libri autobiografici… contribuendo così al supporto in fatto di dubbi tecnici, grammatica e quant’altro”, ha introdotto Duccio. “Questi percorsi fanno in modo che i detenuti possano rendersi consapevoli delle capacità di cui sono dotati, intraprendendo un vero percorso di formazione e crescita”. Ancora, Daniela Bianchini, giornalista sul campo di Opera che svolge la professione insieme al gruppo di lavoro ‘Leggere Libera-mente’, ha riportato alcuni aneddotti ironici presenti nel testo. Fino ad una rappresentazione con Amerigo Fusco. Ma alla fine… chi è Giuseppe Catalano? Si racconta con Logos a fine incontro. “Sono innanzitutto un padre. Ogni tanto penso di essere in difetto con loro per non essergli stato accanto e quindi anche nel momento di un suggerimento è come se non mi sentissi adeguato”. Giuseppe è un vulcano in eruzione: sprigiona realmente quelle emozioni stampate nero su bianco in Radici vìolate. A grandi linee, quand’è che hai pensato “Ok la mia vita è cambiata? “Dal ’95 e per 10 anni sono stato in carcere per bravate a cui all’inizio non si dà peso, ma che invece col senno di poi… Per questo il messaggio che voglio lanciare ai giovani è che ci si può divertire senza disconnettere il cervello. La libertà nelle piccole cose la riconosci solo quando non ce le hai più e allora quello che vorrei trasmettere è godere appieno ogni momento. Sempre”. Giuseppe nel 2005 aveva concluso lo sconto della pena di un decennio, al che qualche anno più tardi, a Trezzano aveva ricominciato a vivere in libertà da commerciante. “I problemi con la legge però non erano finiti, qualche anno più tardi allora sono tornato in carcere per scontare inizialmente 16 anni, con riduzione di pena a 10 (e quindi a marzo del 2016 sarò fuori)”. Benvengano perciò i progetti, la cultura, la rinascita. Catalano ad esempio è uno di quelli che è rinato nei suoi progetti culturali, riscoprendosi oltre che scrittore anche ottimo musicista.
QUELLE “RADICI VIOLATE”
La storia di Giuseppe e del suo libro. La vita in carcere e fuori. Un ritratto autobiografico di un uomo originario del sud, della Sicilia, e poi arrivato qui da noi, al nord.
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