Ciao Valentin. Racconti un po’ di te, da dove vieni?
Vengo dalla Romania, ho 36 anni, ho studiato al liceo tecnico e da sette anni sono qua in Italia.
A suo tempo, per gli italiani era “Il Sogno Americano”, mentre per i rumeni è stato “Il Sogno Italiano”. Alla fine degli anni 90 c’è un forte interesse imprenditoriale verso la Romania, aumentando l’offerta di lavoro per i rumeni. Il tuo rapporto con l’Italia inizia per lavoro. Come ricordi quel periodo?
Io ho iniziato a lavorare in Romania come camionista per import ed export della merce.
Viaggiavo all’estero, specialmente in Italia. Ho imparato presto a parlare italiano, quindi il mio datore di lavoro mi incaricava spesso viaggi in Italia perché era più facile comunicare con i clienti che avevano sì la sede principale in Italia, ma delle succursali in Romania.
Perché hai scelto l’Italia?
L’Italia è bella da tutti i punti di vista, sono anche riuscito a girarla un po’. Sono andato fino a Bari, poi a Napoli, ma prevalentemente al nord.
Il mangiare in Italia mi piace molto.
Ad un certo punto arrivi a Brescia. Da clandestino. Ci racconti la tua esperienza? A Brescia sono arrivato per caso. In Romania mi ero licenziato. Un giorno ho ricevuto la telefonata di un signore che mi chiedeva di venire a lavorare in provincia di Brescia, promettendomi l’assunzione.
Sono arrivato in Italia nel periodo dell’ultima sanatoria, dove, se non ricordo male, il contributo allo Stato italiano da parte del clandestino che voleva mettersi in regola, era di 800 euro.
A Brescia ho conosciuto la responsabile di una cooperativa che regolarizzava i clandestini con un costo di 1.600 euro, quindi con 800 pagava i contributi, e dagli altri 800 ricavava il suo guadagno. Io non sono riuscito a sistemarmi perché la legge era valida solo per chi era arrivato in Italia entro una certa data, mentre dal mio passaporto risultavano dei timbri con data successiva, quindi rischiavo di non ottenere il permesso di soggiorno. La signora della cooperativa è stata corretta e chiara, spiegandomi che se la mia domanda veniva respinta per mancati termini, non avrei recuperato i soldi. Così io mi sono ritirato, con la promessa di trovare un’altra strada per stare in Italia, ma in regola. Ho ricevuto molte proposte di permessi di soggiorno falsi e decreto flussi, però alla fine nessuno ha mai fatto niente di concreto.
Avevo molta paura di essere scoperto e quindi di essere rimandato in Romania senza la possibilità di tornare in Italia. Era molto frustrante, io sono stato sempre apprezzato per come lavoravo, però non si sbloccava niente per me ed io non ero a mio agio in quella situazione.
Dopo circa un anno di attesa sono tornato in Romania a fare il camionista, viaggiando per tutta Europa, ma i viaggi prediletti erano quelli in Italia per i motivi che ti ho appena raccontato.
Intanto ho cercato di tornare in Italia attraverso il lavoro di mia moglie che è infermiera, una categoria ai tempi molto ricercata qui e che non rientrava nei divieti imposti per i lavoratori provenienti dalla Romania, quindi poteva essere assunta in qualsiasi periodo dell’anno, bastava che fosse in possesso di tutte le carte in regola e del diploma riconosciuto dallo Stato italiano.
Il datore di lavoro italiano l’ha assunta ed è riuscita ad avere il permesso di soggiorno. Nel frattempo ho lavorato per un imprenditore italiano con la sede della sua azienda a Milano e una filiale a Bucarest ed io viaggiavo dalla Romania all’Italia per trasportare i prodotti. Gradualmente ho lavorato di più in Italia, fino a quando sono stato messo in regola, ho avuto un contratto di lavoro e ho ottenuto il mio permesso di soggiorno.
Mi sono costruito una famiglia e ho due figli.
Per i rumeni, e per te, è cambiato qualcosa dall’incorporazione della Romania all’Unione Europea?
Si, si viaggia molto più facilmente, forse siamo guardati anche con più rispetto. In Romania l’economia è migliorata soprattutto all’inizio.
Dopo il 2008, come dappertutto, la situazione è cominciata a peggiorare.
La gente è pessimista, e criticare riesce meglio che portare le lodi.
Dopo l’incorporazione all’Unione Europea sono aumentati anche gli stipendi, però con l’inizio della crisi sono tornati a calare.
A livello di mentalità e di vita, Romania e Italia sono abbastanza vicine, io non vedo grandi differenze. Nei miei ultimi viaggi, quando entravo in Romania mi sentivo a casa, e anche quando tornavo in Italia, da Tarvisio in poi, era la stessa cosa.
Di tutto il tuo percorso ci racconti di un momento che reputi più brutto e uno più bello?
Qui ho conosciuto delle persone bravissime che mi hanno insegnato tante cose, anche riguardo la cucina, che a me piace davvero tanto. Persone che mi hanno appoggiato e aiutato nei momenti difficili e la cosa belle è trovare anche in altri paesi delle persone disposte ad aiutarti senza un tornaconto.
Uno di questi è il mio amico Andrea e poi c’è Milo, in provincia di Brescia, che con la sua famiglia sono stati meravigliosi e mi hanno sempre fatto sentire a mio agio.
I momenti più brutti sono legati alla frustrazione di non ottenere il dritto di lavoro e il permesso di soggiorno. Io avevo trovato una persona pronta ad assumermi, ma la legge in quel periodo non lo permetteva, probabilmente anche per proteggere i lavoratori italiani.
Ora hai la residenza in Italia. Cos’è cambiato per te?
Più sicurezza. I miei bambini sono nati qua, e sinceramente io sto meglio in Italia.
Ti senti più italiano o più rumeno? Perché?
Mi sento rumeno perché sono nato in Romania, e questo è un dato di fatto che nessuno potrà mai cambiare, ed io non lo voglio cancellare; mi sento anche italiano perché sono appassionato della cultura, delle città e della cucina italiane. Come ti dicevo prima la differenza tra un rumeno e un italiano non è così grande come qualcuno crede.
Quali sono le tue emozioni quando torni in Romania?
Nostalgia più che altro dei tempi in cui frequentavo i miei amici e delle camminate in montagna. Era bello perché era una passione che si divideva con gli amici e insieme si faceva gruppo. Io torno poco in Romania e con il tempo le amicizie si perdono un po’.
Qui in Italia non riesco ad andare molto in montagna perché ho due bambini e mia moglie lavora sui turni, e gli amici italiani che hanno la mia stessa passione non abitano proprio vicini.
In montagna a camminare andrò con i miei figli quando saranno più grandi!
Qual era il tuo sogno da piccolo?
Volevo fare l’astronauta, però non ci sono riuscito! Da piccolo mi piaceva esplorare e conoscere posti nuovi. Con la mia prima bicicletta facevo lunghi viaggio di nascosto dai miei genitori, e forse tutt’ora non sanno quanto andavo lontano. Mentre loro mi credevano dietro casa, io ero distante 30 km. Già da piccolo mi piaceva viaggiare, e forse è anche per questo che poi ho iniziato a fare il camionista con trasporti all’estero, per vedere più paesi possibili.
E da grande?
Non so se definirlo sogno, a me piacerebbe fare il cuoco qua in Italia, credo che sia una passione. Quando cucino mi piace vedere gli altri che mangiano quello che ho preparato, mi dà soddisfazione.
Amici italiani ne hai? Com’è il vostro rapporto?
Certo che ne ho, il rapporto è molto buono, ma i migliori non sono proprio vicini a casa mia, quindi non ci vediamo molto, ma ci sentiamo spesso.
Dove abito, in provincia di Monza – Brianza, non ne ho molti.
Ho conosciuto anche dei ragazzi rumeni, e già saper la loro nazionalità un po’ ci avvicina perché partiamo da un’esperienza simile.
Purtroppo nella società di oggi devi essere un po’ diffidente e non importa la tua provenienza, se poi però vai oltre a questo, i rapporti sono ottimi.
Progetti per il futuro?
Spero che il lavoro andrà bene e spero anche di poter comprare una casa qui, perché il mio futuro, e quello della mia famiglia, è in Italia.
Qui ci troviamo bene.
L’ultima domanda la lascio a te: cosa ti chiederesti?
Ce ne sarebbero due..
Come sono gli italiani?
Gli italiani sono più di 60 milioni, e non so come sono perché sono troppi per poterli conoscere…
Come sono i rumeni?
I rumeni sono 22 milioni e anche loro non li conosco tutti…
E’ meglio giudicare quello che conosci. Se io ho avuto delle esperienze negative con qualche italiano, non posso generalizzare su tutti gli italiani il mio malcontento, e la stessa cosa dovrebbero farla gli italiani con i rumeni. Io ho fatto questo esempio, ma si potrebbe fare anche con i francesi, o con gli inglesi, e con tutte le persone del mondo.