“Ragazzi ho un’idea: che ne dite di un’intervista per la presentazione dell’album? No, non era questa l’idea… pensavo: a rispondere sarete tutti e 3! Unica regola: zero confronti tra di voi… Vi piace? Promesso?”
…mi hanno ascoltata, davvero! Grazie Strike!
‘Esplode’ l’entusiasmo. Io dico solo “WOW!”, alzo il volume della musica (giusto qualche dB…) e mi metto a ballare…
Ecco il risultato…
Buona lettura!
Mi piace definire gli Strike un ‘Ménage à trois oltre ogni tempo’.
Insieme dal 1986 Antonio Dondi (voce), Roberto Renesto (tastiere) e Marci Lee Valdez (chitarre), giocoforza ‘l’essere umani di sani principi’, sono riusciti sempre a spalancare porte e finestre a tanti musicisti e a nuove collaborazioni.
Non hanno certo bisogno di presentazione, ma andiamo a scoprire come si definiscono reciprocamente con poche parole…
Ho incontrato per la prima volta Marci il primo ottobre 1972 data del mio ingresso alle scuole elementari di Mirabello il paesello, in provincia di Ferrara, dove siamo nati e abbiamo condiviso infanzia ed adolescenza. Rimasi folgorato da questo bambino così diverso da me: io pelle chiarissima, occhi chiari, capelli biondi e lineamenti nordici; Marci pelle olivastra, capelli e occhi scuri, lineamenti orientali. Emanava qualcosa di magico e fiabesco dove l’infinita generosità, il comico disordine e la stravaganza mascheravano un’intelligenza decisamente sopra la media ed una maturità superiore ai suoi coetanei. La nostra collaborazione artistica è iniziata ad 8 anni quando abbiamo trasformato una lezione di biologia in un serie a fumetti….Marci era la Coscienza e la Giustizia di tutti i suoi piccoli amici coinvolti nell’acquisire queste qualità attraverso le esperienze, a volte anche negative. Spesso penso che ancora stia amorevolmente aspettando il nostro stato di avanzamento psichico…
Marci è l’amico che puoi chiamare dal Mozambico chiedendo aiuto e lui salirebbe sul primo aereo per venire in soccorso, Marci è ancora sinonimo di estrema lealtà, onestà, senso di giustizia e grandissimo entusiasmo:non si arrende mai!
Ho conosciuto Roberto sul finire degli anni ottanta quando suonava in un’altra band cittadina e mi colpì il suo modo garage/psichedelico/soul di suonare un organo Hammond, uno stile inusuale per l’epoca dove tutti i tastieristi privilegiavano sintetizzatori e suoni sintetici. Quindi inizialmente fu un’infatuazione musicale, poi in seguito ho avuto modo di conoscere la persona stringendo un’amicizia sincera e profonda basata su un’ottima intimità confidenziale ed una proficua e più che soddisfacente attività artistica: a noi piace dialogare principalmente attraverso l’arte e la creatività.
Roberto è la resilienza fatta persona abbinata ad un’intelligenza mirabile oltre ad essere una persona estremamente raffinata, educata e romantica paragonabile a gentiluomini dell’800.
La sua grande sensibilità gli permette di essere incredibilmente creativo, tanto da esaltare le sue doti di ottimo musicista a 360°.
Ringrazio la Vita ogni giorno di avere al mio fianco due persone come Marci e Roberto che posso definire miei fratelli!
Marci è la Grande Anima in persona, sempre pronto a darsi agli altri… Lui c’è sempre!
Antonio è un vulcano di idee ed energia, un trascinatore! Riesce a coinvolgerti in tutto ciò che propone…. Ricordo come fosse oggi quando li incontrai per la prima volta… Il primo davanti al liceo, sul suo 2cv rosso che mi fermò e mi chiese di andare a sostituire il loro tastierista che doveva partire per il militare! Toccai il cielo con un dito!
Il secondo lo conobbi a casa sua, a letto febbricitante…. Strana location per conoscere il cantante degli Strike, vero?
Antonio è il mio amico dalla prima elementare. Ho condiviso un sacco di momenti con lui nella mia vita, in particolare momenti creativi. Abbiamo iniziato facendo fumetti, in casa, avevamo inventato dei personaggi con Super-poteri e sviluppavamo intere storie, albi completi con tanto di lettere al direttore scritte da noi inventandoci anche lettori. Mio padre (eravamo proprio piccoli) ci “comprava” alcuni numeri come una specie di producer. La ditta si chiamava Ant-Mark.
Lì ero veramente piccolo, abitavo dentro un cinema di paese (appartamento che confinava con la galleria) ed ero appassionato di Bruce Lee e poi avevo i tratti somatici molto orientaleggianti. Inoltre mi piacevano i super-eroi Marvel e quindi Stan Lee, l’inventore della Marvel. Per cui sono stato battezzato Mark Lee.
Con Antonio giocavamo poi ogni giorno, dopo la scuola, in campagna e vivevamo moltissimo tempo insieme in giro per il paese in bicicletta.
E così poi per il resto della nostra giovinezza, abbiamo viaggiato insieme, fatto ogni tipo di esperienza, studiato, sui 12 anni, un po’ di musica (io chitarra perché me l’avevano regalata per la Comunione, Antonio il piano perché ce l’aveva in casa) ma senza grande impegno. Andando da un musicista del paese che suonava jazz e liscio, nel 1984 abbiamo deciso, dopo vari anni passati ad ascoltare i Clash e i gruppi post punk, di creare un gruppo nostro. Ci chiamavamo ‘Decadance’ e facevamo due pezzi con la batteria elettronica Mattel , voce di Anto, basso (suonato da me) e chitarra (da Luigi, un amico di entrambi nonché cugino di Anto). Al primo concerto (aprivamo la serata di un gruppo veramente figo delle nostre parti chiamato ‘Janjanese Boys’) il chitarrista non ha potuto tornare dal collegio dove studiava e abbiamo deciso che in emergenza io suonassi la chitarra mentre il bassista dei Janjanese Boys ci avrebbe aiutato al basso. In realtà poi ho continuato a suonare la chitarra.
Il bassista dei Janjanese, con il loro batterista e tastierista, ha formato nel 1986 il gruppo di musicisti che io e Anto cercavamo e così sono nati, nella mia cantina, gli Strike.
Anto è un grandissimo amico, condivide con me il passato e il presente, la vita in paese e gli amici comuni. Siamo diversi, lui è molto travolgente e riesce ad essere molto coinvolgente, idealista e concreto, e dal punto di vista della cultura musicale abbiamo condiviso un sacco di cose. Mi piace suonare con lui, è il tipo di cantante con cui mi sento di essere in grado di esprimere la mia potenzialità anche sul palco a livello fisico e di scambio emozionale.
Roberto l’ho conosciuto in un periodo in cui gli Strike esistevano da qualche anno. E’ un musicista e un artista che ha contribuito in modo fondamentale a far crescere il gruppo e a renderlo quello che poi è diventato nel corso degli anni. È un compositore fantastico e un grande musicista con l’hammond, il piano, la fisarmonica e scrive testi di grande profondità e rara poetica. Inoltre è cresciuto tantissimo negli anni, a livello tecnico, diventando per tutti noi un riferimento assoluto all’interno del gruppo.
A livello umano la conoscenza è proseguita negli anni, approfondendosi e aumentando il rispetto reciproco.
Credo sia una persona di grandissimo valore in assoluto, al di là del gruppo Strike.
Già ‘Havana-Kingston-Ferrara-New York’ (2015) é stato un progetto finanziato attraverso Musicraiser.
‘Tutto da rifare’ prende forma fisica grazie al supporto dei vostri fans Riser tramite il Crowdfunding.
Vi aspettavate un così ottimo riscontro?
Risponde Antonio Dondi
La Vita mi ha insegnato a non dare nulla per scontato e, dal momento che non eccedo nell’essere sicuro di me stesso, mi preparo a qualsiasi risultato quando intraprendo qualche progetto.
Il timore di ricevere un feedback negativo esiste perchè noi non recitiamo noi stessi, non siamo autoreferenziali o una band da reunion: la nostra volontà è vivere al momento la vena creativa, mentalmente liberi. Spesso questo discorso non paga, ma è evidente che con certi fans, nel tempo diventati anche amici, questo feeling funziona ed ecco la magia di realizzare insieme un progetto dove mi stupisce, con grande positività, la fiducia accordata… sono soddisfazioni!
Risponde Roberto Renesto
Sinceramente sì. Oltre ad essere molto convinto del lavoro che stiamo portando avanti so che i nostri fans non ci deluderanno mai! Con la maggior parte di loro si è instaurato negli anni un rapporto di amicizia, di complicità, di unione nel portare avanti determinate idee…
Risponde Marci Lee Valdez
Sinceramente questa volta mi aspettavo, forse, di riuscire a raggiungere l’obbiettivo. La scorsa, che era la prima volta, è stata un po’ una sorpresa. Anche se ci si deve lavorare a livello di social e di coinvolgimento dei fans e degli amici, almeno per un gruppo come il nostro che non è mai stato molto presente nel MainStream.
Il vostro nuovo progetto contiene 10 brani un po’ meno Ska rispetto a quelli precedenti, un mood forse più ricercato e con un’elaborazione che presenta e conferma sempre l’impronta Strike.
Quale linea avete cercato con ‘Tutto da rifare’?
Risponde Antonio Dondi
Abbiamo dato spazio al nostro immaginario pop senza non poter strizzare l’occhio al funky, al soul, al jazz ed alla canzone d’autore italiana recuperando anche alcune sonorità, a noi care, degli anni ottanta.
Un’esplorazione che ha esaltato le qualità compositive di Roberto, la ricerca stilistica e gli ascolti di Marci ed anche la contemporaneità sonora di Fede Viola, il fonico che ha seguito il lavoro in studio. Volevamo assolutamente tracciare una nuova rotta, una nuova possibilità creativa più in linea con le nostre esistenze odierne e dal mio punto di vista ci siamo riusciti.
Risponde Roberto Renesto
La linea è stata quella di sempre, cioè scrivere canzoni… Avevamo voglia di farlo senza pensare al genere che a mio modesto parere diventa limitante se perseguito ad ogni costo! E’ venuto così!
Risponde Marci Lee Valdez
E’ stato secondo me il risultato degli anni passati a suonare in ogni tipo di situazione è di contaminazione musicale, ma anche umana. Si cresce oppure si potrebbe anche dire che di natura o si invecchia, ma chiaramente a livello di energia e gusto musicale ci si evolve verso qualcosa che si sente più vicino al proprio momento di vita. Credo sia anche naturale e frutto di un approccio molto ‘free’ ed istintivo, molto vicino alla propria essenza senza forzature, senza cercare di essere qualcosa di diverso, a livello di gruppo musicale, da quello che si è nella realtà quotidiana.
I testi di Antonio, Roby e Gigi Felloni in questo caso sono emblematici.
Rispetto ad ‘Havana-Kingston-Ferrara- N.Y.’ questo processo è proseguito, ma la direzione era già presente in parte anche in quel disco. Direi che forse questa volta si è accentuato il processo. Io non mi sono mai sentito tanto libero di fare, a livello musicale, esattamente quello che mi sento, ed è molto importante per rendersi liberi di dare la propria opinione, il proprio contributo in libertà e con il rispetto reciproco delle qualità di tutti. È come se fossimo liberi di essere noi stessi in tutti i campi, perché abbiamo maturato la consapevolezza delle nostre capacità e stili musicali. Non c’è mai stato in questo disco la volontà di fare un pezzo con un certo ‘stilema’, ma la volontà di fare canzoni belle con quello che sono le nostre conoscenze e culture musicali, senza costrizioni e rimanendo liberi di fare esattamente ogni cosa che ci passava per la testa.
Il CD si apre con ‘Tutto da rifare’, brano che dà il nome all’album, e si chiude con ‘Che ci rimane’. Gli altri 8 brani ripercorrono un po’ il ballo della vita, i ricordi, i momenti, la ricerca di una posizione dell’individuo rispetto a quello che gli succede intorno.
Non lasciate il passato afferrandolo per mano, ma cercate di guardare oltre al domani, vivendo principalmente l’oggi.
Ci sono persone che si congedano, situazioni che si congelano, ma anche condizioni che si riscoprono.
Come nascono le canzoni degli Strike?
Come suonano le vostre canzoni in contestualità con l’effettiva concretezza che ci pone la quotidianità?
Risponde Antonio Dondi
Bella domanda…inizialmente le canzoni nascevano in sala prove e vi partecipavano più o meno tutti, quindi le canzoni erano il prodotto di infinite sessioni e scontri/incontri a volte cruenti: avevamo tanto tempo a disposizione e applicavamo un sistema di gestione orizzontale per principio etico. Oggi visti gli impegni quotidiani dedicati al lavoro e alla famiglia e l’essere rimasti un trio circondato da ottimi musicisti non rende più possibile attuare questo metodo e abbiamo iniziato a comporre lasciando ampio spazio all’onda creativa del singolo. La tecnologia ci aiuta e Roberto è un mago delle pre produzioni riuscendo a concretizzare le idee in tracce audio. Chiaro che c’è un grande ascolto tra di noi e quindi una intensa partecipazione soprattutto nella fase di registrazione e mixaggio dove si incontrano i diversi gusti musicali. Oggi le nostre canzoni sono molto in sintonia con ciò che percepiamo del mondo circostante, sia a livello sonoro che testuale, sono lo specchio della nostra vita con le nostre fragilità in primo piano, ma anche una grande consapevolezza e la voglia di indicare ancora una strada per la sopravvivenza dichiarando un infinito amore per la Vita. Forse da questo dipende il contrasto tra la serietà dei testi e l’allegria danzereccia delle musiche.
Devo ammettere, tuttavia, che alcuni testi dei vecchi album sono ancora attuali e testimoniano che la storia è ciclica ed è un ciclico bluff…
Risponde Roberto Renesto
Il modo di scrivere e comporre è cambiato come è cambiato il tempo nel quale si scrive e compone…
Quando eravamo più ragazzi c’era molto tempo per stare assieme e per provare le idee che venivano fuori al momento. Così gli arrangiamenti erano frutto della collaborazione tra i membri della band. Oggi le prove sono mirate, c’è senz’altro maggior organizzazione, le idee sono sicuramente più chiare già quando si pensa ad un brano da proporre agli altri.
Personalmente quando scrivo una canzone faccio un lavoro di astrazione, di riportare al generale cose e di conseguenza le emozioni che ne conseguono, che mi si propongono durante la vita quotidiana.
Risponde Marci Lee Valdez
E’ esattamente quello che intendevo dire. Le canzoni degli Strike oggi rappresentano la nostra quotidianità senza auto celebrazione, ma nonostante tutto con la consapevolezza della nostra unicità e della volontà di vivere una vita che sia libera e creativa, nel senso più profondo che questo significa per ognuno di noi. Intendo dire che non per tutti essere liberi nel profondo ha lo stesso impatto dal punto di vista del comportamento, perché la libertà può anche essere quella di essere felici nella piccole cose della vita (penso a Mogol e Battisti nelle loro canzoni), oppure di essere alla ricerca di un’eguaglianza tra gli uomini a livello politico (penso ai Clash), o libertà di essere sempre esattamente unici e visionari, religiosamente o laicamente (penso a Giovanni Lindo Ferretti), o anche divertenti e impegnati allo stesso tempo (Gaber), o poeticamente vivi (De Andrè), o liberi fino al midollo, visionari e perfino espressionisti (Lucio Dalla), e così via.
Ognuno vive la propria libertà come crede, ma deve sentire che non c’è dicotomia tra il proprio pensiero e quanto succede nella propria creatività artistica.
Succede che degli avvenimenti diventino storie, come è stato il ‘Caso Aldrovandi’.
Ad un certo punto la vostra ‘La notte brava’ decidete di dedicarla a lui.
Cosa vi sentite di dire merito?
Risponde Antonio Dondi
Il caso Aldrovandi è una drammatico esempio di come negli apparati dello Stato operino schegge impazzite da sempre e probabilmente e purtroppo per sempre…un ragazzo di 18 anni è stato brutalmente assassinato da quattro agenti protetti sin dall’inizio dalla questura e dall’ignavia della PM allora in servizio…una storia di depistaggi, falsificazioni e ricatti. Al tempo noi non eravamo attivi come band e non siamo riusciti a dare un aiuto concreto alla famiglia, ma appena siamo tornati in pista non abbiamo esitato un secondo a metterci a disposizione partecipando a due edizioni del Festival a lui dedicato ed esponendoci in primo piano a difesa della verità, della giustizia e dei familiari spesso sotto attacco dalle destre e da alcuni sindacati di polizia. ‘La notte brava’ era il nostro inno alla Vita giovanile con le sue intemperanze e irriverenze, ma quella notte un giovanissimo ragazzo, che tranquillo rincasava dopo una serata con gli amici al link di Bologna, ha pagato con la Vita la barbarie di poliziotti che lo hanno ucciso a bastonate e calci…a quel punto il testo ha manifstato una doppia valenza e ci sembrava doveroso dedicarla a Federico cosa che puntualmente facciamo ad ogni live. Federico è una ferita aperta nel cuore della città, una città di provincia farcità di mostri e zone oscure come solo l’oblio della provincia sa nascondere…una ferita che ancora, nonostante il processo, divide la città ed è strumento di qualche politicante di destra.
Federico era un ragazzo…era tutti noi…è i nostri figli…
Risponde Roberto Renesto
Ogni volta che dedichiamo ‘La notte brava’ a Federico è una emozione grandissima, un pugno nello stomaco che ti chiude il respiro…
Risponde Marci Lee Valdez
Sinceramente mi sento di dire che in tutti quegli anni e quei brutti giorni ho sperato in cuor mio che non fosse vero quanto purtroppo poi è emerso. Ho sempre cercato di tentare, nel mio profondo, di giustificare i poliziotti di quella triste vicenda e ho voluto dar loro tutta la mia comprensione e apertura mentale per credere che non fosse davvero successo quello che poi è stato provato oltre ogni dubbio. Credo che sia una storia triste di un abuso orrendo di potere tra uomini, credo sia vergognoso e credo anche che ognuno di noi dovrebbe confrontarsi con la propria coscienza e chiedersi se nella propria vita si hanno mai fatto cose che abbiano finito per obnubilare le coscienze e per creare una situazione di scontro e di violenza. Anche noi come gruppo musicale che ha un minimo di influenza su chi ci segue. Ho conosciuto, ad un nostro concerto, il padre e la madre di Federico e mi ha fatto piacere sentirli vicini a noi. È tutto molto ingiusto ed estremamente triste, soprattutto il processo di insabbiamento che si è tentato di mettere in atto e il fatto che nessuno tra i colpevoli abbia voluto fare dichiarazioni che andassero verso un tentativo di comprensione e pentimento. Sarebbe stato importante seppur tardivo. Credo sia questo che manca ancora per cominciare, in qualche modo, un processo di umanizzazione della vicenda.
Un gioiellino è ‘Scacco al Re’.
Nel 1988 usciva l’EP. Per i 30 anni uscirà un’edizione speciale in vinile e CD con 10 brani in versione integrale e una fantastica copertina a colori.
Perché tra i vostri progetti avete scelto proprio ‘Scacco al Re’?
Risponde Antonio Dondi
E’ un album al quale siamo molto affezionati per la magia di come è nato sin dalla fase compositiva passando per le registrazioni sino ad arrivare ai missaggi…un vero e proprio incantesimo dove potrei perdermi a raccontare mille aneddoti starordinari. A quel disco dobbiamo tantissimo ed è ancora oggi un cult inossidabile per una certa scena dell’underground nazionale. Il 2018 diceva che erano passati trentanni dal quel piccolo capolavoro e abbiamo pensato che era ‘cosa buona e giusta’ festeggiare proponendo un vinile edizione limitata con copertina a colori e versione integrale dei brani dal momento che all’epoca furono inseriti solo 6 brani e cover in bianco/nero per una mera problematica di budget. Grazie alla passione e costanza di Christian Bolzoni dell’Anfibio Records che ha voluto fortemente realizzare insieme a noi questo progetto regalando a ‘Scacco al Re’ ed alla sua splendida storia questa lussuosa edizione. Non posso però dimenticare la generosità degli sponsor che hanno sostenuto il progetto: ‘Libreria IBS’ Ferrara, ‘Malerba Hemp Shop’ Ferrara, ‘Trust No One Tattoo Studio’ Ferrara e ‘Circolo Arci Black Star live club’ Ferrara.
Risponde Roberto Renesto
Quando fu registrato ‘Scacco al Re’ io non ero ancora nella band, ho registrato successivamente l’Hammond in qualche brano… é il manifesto di questo gruppo, ricordo ancora che una sera li andai a sentire e rimasi letteralmente folgorato proprio ascoltando i brani di ‘Scacco al Re’ che già proponevano dal vivo….
Fu amore a prima vista, poi arrivò la proposta di collaborare con loro!
Risponde Marci Lee Valdez
‘Scacco al Re’ è a mio avviso un capolavoro assoluto. I testi di Antonio e Gigi, le musiche assolutamente originali anche se etichettate come SKA (il ritmo era quello, ma la costruzione musicale era veramente inedita) hanno rappresentato a mio parere un fantastico momento in cui la nostra musica ha coinciso con un momento reale e particolare della vita dei giovani di Ferrara e di tutta la nostra zona. Ci siamo, con quel disco, legati indissolubilmente alla nostra generazione. È stato un po’ come se avessimo tutti insieme iniziato a ballare la nostra vita, come nello stanzino in cui tutti ballano ‘My Geberation’ e ‘You Really Got Me’ in Quadrophenia, ma tutti noi in città con la nostra musica!!! Per me è veramente un disco essenziale nel mio percorso di vita e musicale. I disegni di Gigi Felloni, i nostri fiati, la batteria di Gardo, la voce di Anto. Tutt’uno con la mia gioventù ferrarese.
Uno spazio agli addetti ai lavori… Chi ha collaborato con voi in ‘Tutto da rifare’?
Risponde Antonio Dondi
Rispetto ad ‘Havana-Kingston-Ferrara-New York’ questo disco non ha avuto featuring nei brani. Il primo collaboratore è stato Fede Viola, tecnico del suono dell’Animal House Studio di Ferrara, che ha partecipato alla produzione artistica dell’album. Non posso dimenticare Giogio Felloni con il quale collaboriamo da trentanni per le copertine ed anche in questo disco ha firmato un brano. Comunque vale la pena riportare i creditz dell’album perchè mai come in questa creazione siamo riusciti a creare un team sinergico:
Batteria: Michele Gardini, Trombone: Amanzio Bergamini, Tromba: Ludovico Camozzi, Sax tenore: Marco Polesinanti, Basso: Claudio Cardona, Basso in ‘L’onda lunga delle cose sincere': Andrea Marke, Produttori artistici: Roberto Renesto, Antonio Dondi, Marci ‘Lee’ Valdez, FedericoViola, Studio di registrazione: Animal House studio (Ferrara), Fonico: Federico Viola, Mixato da Federico Viola e Roberto Renesto, Mastering: Andrea ‘Bernie’ Bernardi (Eleven Mastering Studio), Concetto grafico: Roberto Renesto, Art work e grafica curata e realizzata da Giorgio Felloni, Graffito realizzato da 0532 Project, Fotografia e Video STRIKE 2019: Michelangelo Ingrosso (Tulpa Studio), Fotografia cover: Andrea Forlani (SalvaRicordi – Ferrara)
Social Media strategy realizzata e curata da Francesco Massari
Grazie per la cortesia e la disponibilità al Ristorante India – Bologna
Risponde Roberto Renesto
Ho collaborato a stretto contatto con Federico Viola, tecnico del suono, sia per la registrazione che per il mixaggio di questo nuovo album. Ci accompagna dal vivo dal 2015 e nutro per lui profondo rispetto!
Una menzione speciale la dedicherei a Iarin Munari, grande batterista e grande persona che a messo a nostra disposizione la sua esperienza e la sua sensibilità per il nuovo live che andremo a presentare.
On stage ci sarà anche Andrea Marchesin che si occuperà di farci vibrare le viscere con il suo basso e che ci ha dato, assieme a Iarin, una decisiva iniezione di entusiasmo e vitalità!
Il 12 aprile è una data importante dove con un concerto presenterete il vostro nuovo lavoro.
Si parte quindi da Ferrara, la vostra città.
Quant’è l’emozione per l’uscita dell’album?
E la vostra trepidazione per il concerto?
Cosa vi aspettate da questo evento?
Risponde Antonio Dondi
Ferrara per noi è stata fondamentale e proviamo un grande sentimento di riconoscenza per l’amore ed il supporto che ci ha sempre garantito in questi trent’anni. Siamo stati, ed in parte ancora lo siamo, la voce e la colonna sonora di diverse generazioni e questa è una grande emozione ed anche una responsabilità, una spinta ad essere sempre onesti e coerenti con quello che cantiamo e suoniamo. La città ci ha sempre visti in prima linea schierarci contro le ingiustizie, il malaffare politico e non ci siamo mai nascosti, nemmeno davanti all’attuale avanzata dei fascioleghisti.
Una prima è un emozione per mille motivi e questo insieme sarà una spinta favolosa ad affrontare questo concerto con la massima energia ed emotività. Quello che mi aspetto è di vedere tantissimi amici ed anche qualche giovanissimo curioso per poterli abbracciare con la nostra musica sperando di emozionarli portandoli anche solo per un’attimo lontano dal quotidiano e sperando di cambiare, anche solo impercettibilmente, il corso della loro esistenza.
Risponde Roberto Renesto
Siamo carichissimi, orgogliosi di presentare sia il nuovo lavoro discografico che il nuovo live che avrà una direzione diversa dai precedenti. In questo momento della mia esistenza lo sento sicuramente molto nelle mie corde, un concerto che ti fa muovere dal primo all’ultimo minuto, ma che offre anche spazi di riflessione.
Non vedo l’ora!
Risponde Marci Lee Valdez
Mi aspetto di avere tutti i nostri amici, i genovesi, i ferraresi, i mirabellesi, le ragazze, i nostri fans della prima ora e quelli degli ultimi anni. Mi aspetto il « Renfe » pieno di vita e sudore e odore di amore ovunque. Non mi aspetto poco…
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Sito Strike
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