La storia di Stefano Pavanello e la sua rinascita. A otto anni la scoperta di essere affetto da fibrosi cistica ma non per questo Stefano ha smesso di correre dietro ai suoi sogni.
“Sei un bambino come tanti altri… solo che forse avrai qualche rinuncia in più”. Con queste parole il medico di Stefano, l’allora bambino che a distanza di circa trentacinque anni ricorda lucidamente, confermava una delle più rare diagnosi: la fibrosi cistica. L’infanzia di Stefano, quel bambino che doveva porsi dei limiti specialmente nelle attività all’aperto, poteva essere segnata se non fosse stata per la sua energia che già da piccolo sprigionava. “Con la mia famiglia, ero solito visitare città e natura… eravamo noi e il camper”, introduce Stefano all’altro capo del telefono; “già nella tenera età, amavo stare a contatto con il mondo all’aria aperta, nei bungalow”. Un cordone ombellicale unico quello che univa Stefano a ciò che lo circondava. Quel cordone ben più lungo di quei quindici anni di ossigenoterapia che lo hanno costretto accanto alla bombola per respirare. “Avevo un lavoro da impiegato di banca,.. non era nulla di che ma negli anni avevo appreso nozioni tecnologiche interessanti e svolgevo il mio mestiere con estremo piacere, a contatto con i clienti”. Con l’aggravarsi della sua malattia, Stefano dovette fare una di quelle cose che il medico da bambino gli aveva raccomandato e in questo caso si trattava del lavoro. “La mia vita cambiò nel 2000, anno in cui mi spettava la scelta di entrare in lista per il trapianto polmonare”, racconta Stefano; “le giornate non erano più a lavoro ma a casa, con tv e pc, di grande supporto per comunicare con il mondo virtuale (sempre mondo) e soprattutto ho cominciato a dedicarmi molto più alla lettura”. A Stefano mancava più dell’aria poter viaggiare e recuperare quel tempo in cui la sua vita cambiò radicalmente. “Quattro anni fa sono rinato, grazie al trapianto polmonare e a Pierluigi che non mi ha lasciato solo un momento…”. Stefano non era preparato a quel giorno di quattro anni fa in cui suonò il telefono di casa per confermare la data dell’operazione, però la forza di non scoraggiarsi prevaricò così tanto che per tutta la fase di preparazione è come se si fosse programmato in modalità “robot” (come lui stesso ricorda) proiettandosi al cambiamento. I due nuovi polmoni genovesi per Stefano, rodigino, erano stati trapiantati con successo, al che da due anni Pavanello è diventato il presidente dell’associazione Unione Trapiantati di Padova, città in cui è avvenuta la rinascita. “Anche le piccole cose, per me avevano un grande valore, come osservare le macchine dal balcone di casa.
Nel mezzo di tante date importanti, la più significativa (sarà anche dal numero fortunato) risale a tre anni fa in cui Stefano ha ripreso in mano quel sogno programmato in modalità “stand-by”. Viaggiare. “Dopo quasi un anno di riabilitazione, ho comprato un camper usato (i soldi spesi per le cure mediche erano stati parecchi) e così ho ricominciato ad andare alla scoperta di posti nuovi. Tra le prime tappe, una doverosa, fu a Genova… dove aveva luogo la mia donatrice”. Tra Francia, Bretagna e Crozia, luogo a cui Stefano è molto affezionato perchè l’aveva visitato da adolescente, ci sono anche le Gran Canarie, come “primo viaggio esotico”, le cui foto sul social di Instagram sono state premiate come “Best Images” nella scorsa settimana. Una passione sbocciata grazie alla nuova vita di Stefano che ora viaggia non più con l’ossigeno artificiale ma con una macchina fotografica.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.