Da Venezia a Milano, dal Battaglione di San Marco allo Stomp. Ci racconta chi è Giuseppe Banzato?
Sono arrivato in Lombardia dopo il militare, i miei genitori si sono trasferiti perché nel Veneto c’era crisi. Sono sempre stato appassionato di musica, mi è sempre piaciuta e l’ho praticata per un po’ di tempo con amici, per divertimento, finché poi ho deciso di buttarmi anima e corpo perché è una cosa che mi viene bene e cerco di fare sempre meglio.
Lo Stomp è un locale polivalente, in quale categoria lo collochiamo? Perché si chiama Stomp? Come nasce il locale?
E’ un bar-live-club dove la musica è dal vivo, dal giovedì alla domenica.
Al giovedì diamo la possibilità a questi gruppetti che fanno inediti e che lavorano due anni per produrre dieci canzoni, diamo a loro la soddisfazione di suonare davanti a della gente.
Venerdì abbiamo un pubblico prevalentemente molto rock. Al sabato abbiamo quello che vuole la gente, quindi divertirsi dopo una settimana di lavoro, per cui andiamo con della musica commerciale, dance e da discoteca; e domenica facciamo gli aperitivi con dell’acustica.
Il locale si chiamava Stomp prima che lo prendessi in gestione io. E’ nato nel 1996 come Stomp, prima si chiamava Shooters, poi sono entrati dei soci nuovi e hanno deciso di chiamarlo Stomp. La parola di per sé significa fare casino con qualsiasi cosa. E quando l’ho preso in mano io l’ho chiamato solo New Stomp perché andava cambiata la ragione sociale, ma oggi lo Stomp lo conoscono in tutta Italia, dalla Sicilia e anche oltre.
Nasce dall’idea di alcuni soci che volevano fare un mega pub ed era frequentato da gente molto giovane. Dal 1996 al 2000 funzionava forte, poi sono cambiati i soci e hanno cominciato a dare un prodotto diverso, per il mio punto di vista, con della musica scarsa. Questo locale non funziona come bar, non funziona come ristorante e non funziona come discoteca, ma funziona con la musica dal vivo. Se un prodotto è buono il cliente viene volentieri; cerchiamo di tenere alta la qualità della musica per avere sempre e comunque un locale affollato.
La sua collaborazione con lo Stomp inizia come direttore artistico. Lo scorso anno prende in gestione il locale. Perché è stato importante continuare a tenere vivo questo posto?
Io prima collaboravo con il Land of Freedom che è una discoteca poco distante da qui.
Sono stato chiamato da uno dei soci dello Stomp per vedere e valutare un po’ il locale che non stava funzionando. Quando sono venuto qua ho visto che era frequentato da ragazzini sui 15-16-17 anni, e non stava andando bene, parliamo a livello economico. La gente c’era, la presenza c’era, ma non raggiungevano quello che dovevano guadagnare.
Sono venuto qui come collaboratore finito il mio impegno al Land, e ho portato le mie idee.
Un progetto che doveva durare sei mesi e dopo il terzo mese il locale era ‘stra-imballato’, con gente grande perché abbiamo fatto non una scelta alla porta, ma abbiamo dato un indirizzo diverso al locale e ha cominciato a funzionare.
Successivamente mi è stato chiesto di entrare in società e sono stato un po’ titubante perché una società con 6/7 persone non mi ispirava fiducia. Poi ci sono stati dei problemi a livello legale con il locale, e quando hanno scelto di chiuderlo, io ho deciso di prenderlo in gestione. L’ho preso in mano come gestore perché lo sento come una mia creatura, l’ho visto nascere, l’ho visto esplodere e attualmente il locale è uno dei pochi che funziona.
Quali sono le sue aspettative?
Fin tanto che mi diverto come sto facendo adesso, vado avanti. Sono molto avanti con l’età, potrei stare a casa tra sei mesi e guadagnarmi la pensione, però non mi vedo ancora pantofolaio da mettermi sul divano. Quando sono a casa mi manca lo Stomp, quindi fin tanto che mi diverto vado avanti.
La musica è la caratteristica di questo locale che ha una programmazione musicale continua da giovedì alla domenica. Lei continua ad esserne il direttore artistico?
Si.
In base a quale criterio vengono scelti gli artisti? In base alle esigenze della mia clientela. Mi piace molto dialogare con loro e sentire cosa vogliono. Quando entro qua, entro prima con la testa del cliente, dopo con quella del gestore, per cui cerco di dare al mio cliente quello che vuole perché è lui che mi dà soddisfazione, mi riempie il locale, mi fa lavorare e mi fa andare avanti.
Il giovedì è la serata laboratorio dello Stomp. Ce lo spiega?
Questi giovani artisti creano, per me qui c’è arte. Oggi la cultura musicale italiana degli inediti è molto scarsa, però credo molto alle persone che si mettono in una cantina un anno, due anni, per produrre qualcosa, quindi dar la possibilità a loro di esibirsi, intanto in un locale importante, e davanti al pubblico che sicuramente è il massimo della vita e la soddisfazione loro è anche la soddisfazione mia.
Arte e musica allo Stomp. Di musica ne abbiamo parlato. Arte: ovvero?
Eravamo partiti facendo delle sfilate, piuttosto che chiamare degli artisti di cabaret, ma la cosa non ha preso piede, probabilmente perché il locale non si presta. Se al bancone c’è qualcuno che sta bevendo con un suo amico e c’è l’artista che si sta esibendo, all’artista da molto fastidio che quello beve, si fa i fatti suoi e non ascolta le battute che dice, per cui ci abbiamo provato in questo senso. L’unica cosa che funziona sono le serate di beneficenza che ogni tanto facciamo, dove parte dell’incasso lo devolviamo a Emergency, piuttosto che a Filo d’oro o a Telefono Azzurro e questo tipo di cose le facciamo perché ci crediamo.
Come crediamo nel fatto che adesso stiamo collaborando con un’azienda di Gallarate, in accordo con altri locali, di mettere un pullman a disposizione delle persone che fa dei giri alle 22, 23 e a mezzanotte per portare la gente a Legnano, non allo Stomp. Uno paga 5 euro di pullman e scende dove vuole. Alla 1, alle 3, alle 4, fa il giro al contrario per portare a casa la gente che non vuole rischiare di farsi ritirare la patente per chi ha bevuto una birra e mezza invece che mezza e non rischia il ritiro della patente, piuttosto che la multa, piuttosto che di fare danni a se stesso e al prossimo.
AperiStomp. La domenica è uno spaziare generazionale di clientela, dando la possibilità, non da poco, alle famiglie di portare bimbi al seguito. Questa è un’opportunità allettante, è stata studiata a tavolino?
Si, l’anno scorso siamo partiti in sordina, quest’anno abbiamo mirato un po’ di più alla qualità, nel senso che una domenica magari facciamo l’aperitivo valtellinese, la domenica dopo facciamo l’aperitivo piemontese, quella successiva l’aperitivo calabrese. Ci sono delle famiglie intere con bambini che è bello vederli scorazzare in giro per il locale. Nelle prospettive future vogliamo occupare nella zona primaverile con dei palloni gonfiabili, per dare sfogo ai bambini. Un bambino che sta fermo immobile è un bambino ammalato, un bambino non riesce a stare fermo, c’è poco da fare. All’interno si può fare ben poco perché lo spazio non è grande, si pensa di dare qualcosa di più anche ai bambini quell’ora e mezzo o due che vengono qui con i genitori a fare i nostri assaggi di aperitivo Sarebbe bello dare qualcosina anche ai bambini. Per adesso offriamo questo servizio, vediamo se in futuro se riusciamo a dare loro più spazio.
Stagione invernale e stagione estiva. Cosa cambia per lo Stomp?
Due anni fa abbiamo fatto l’esperimento di prendere un’area tra Cerro e Cantalupo, abbiamo preso una tensostruttura per fare lo Stomp estivo per non perdere il contatto con la clientela nei tre mesi e mezzo di chiusura estiva. Invece quest’anno abbiamo ambizioni molto più grandi, infatti sto tornando adesso da Vittuone dove siamo andati a vedere un locale storico, l’ex Vox, che apriremo i primi di maggio perché ci vogliamo tenere vicino la clientela e continuare a dargli quello che diamo qui, dandolo con una zona estiva, con una zona ristorante, una zona gelateria e una zona per la musica live, che è quello che interessa particolarmente a me. Per cui quest’anno ci sarà la novità dello StompVox che sarà fra Arluno e Vittuone.
Free entry. Quali sono i lati positivi e negativi visti dal gestore del locale?
Io penso che se metto 2 euro all’ingresso perdo un 20-30% della clientela, e sto parlando di 2 euro. Sono sempre speranzoso che il cliente che entra, visto che gli diamo due ore di spettacolo di musica dal vivo, una birra la consumi. C’è poi quello che ne prende tre, e quello che non consuma niente, però è una nostra scelta di fare l’entrata libera e quanto meno su 300 persone che entrano, 200 consumano. E’ una nostra scelta che non cambieremo mai, almeno fin quando sono io il gestore.
Non metterò biglietti d’ingresso e se altri posti vanno male se ne devono fare una ragione perché spendere 14/15 euro la donna e 17/18 euro l’uomo, diciamo che non è una bella cosa.
Non sono molti i locali dove si paga per entrare oggi, stanno andando tutti verso la mia tendenza, questo l’ho visto 5/6 anni fa e continuo a crederci. Quelli che avevano altri tipi di progetto e ambizioni stanno venendo incontro alla mia scelta.
Perché invita la gente a trascorrere una serata allo Stomp?
Perché cerco di dare a loro quello cercano, se uno vuole della buona musica e della bella gente. Fermo restando che in sette anni che sono qua non è successo mai niente, perché abbiamo un pubblico grande. I ragazzini sono abbastanza pochi, vengono a festeggiare il compleanno e cerchiamo di dare loro quello che chiedono, concordiamo il prezzo sulle consumazioni perché non ne fanno una sola, ma ne fanno 30/40, e poi offriamo quello che è nel limite del possibile per fargli stare a proprio agio. Oltre ad offrirgli la musica che vogliono, cerchiamo anche di dargli un servizio di qualità con personale qualificato.
Qual è la sua clientela ideale? Chi frequenta lo Stomp?
Io le scelte non le faccio alla porta, oggi chi vuole entrare devi farlo entrare, anche perché è un locale pubblico. Frequenta lo Stomp la gente che ha voglia di divertirsi. Ha provato ad entrare qualche testa calda, però si è trovato subito a disagio, qui non si è mai litigato. Abbiamo anche del personale per la sicurezza, in regola col tesserino, gente che ha fatto anche il corso con lo psicologo perché bisogna anche capire quali sono i problemi della gente e bisogna anche sapere come affrontare un certo tipo di situazione.
Gente che ha voglia di sentire musica prima di tutto, perché il locale funziona perché c’è la musica prima di tutto, altrimenti non funzionerebbe.
L’ultima domanda la lascio a lei: cosa si chiederebbe?
Penso che abbia chiesto tutto. Non ho domande nello specifico da fare.