Tommaso Gambini
Etichetta discografica: Workin’ Label
Anno produzione: 2020
di Stefano Dentice
Sonorità cosmiche, tensione armonica, pathos e suspense. Si presenta con questi quattro tratti distintivi The Machine Stops, nuova creazione discografica concepita dall’audace ed eclettico chitarrista/compositore Tommaso Gambini, affiancato da musicisti dall’irrefutabile talento e creatività come Vanisha Gould (voce), Manuel Schmiedel (synth e tastiere), Ben Tiberio (basso), Adam Arruda (batteria e percussioni), Jacopo Albini (clarinetto, clarinetto basso in The Old Machine e The New Machine), Anggie Obin (flauto in Vashti), Ben Van Gelder (sax alto in Second Hand Ideas) e Dayna Stephens (sax tenore in Anonymous). La tracklist consta di sette brani originali scaturiti dal lavico cerebro di Gambini. In Kuno il climax è filmico, criptico, soprattutto nelle prime misure. Qui Schmiedel e Gambini si esprimono con una musicalità colta, ricca, policromatica, mai oleografica. Il mood di Vashti è immersivo, etereo. L’eloquio del tastierista è ispirato, pensoso, colorato dal tenue manto ritmico cesellato dal tandem Tiberio-Arruda. In Second Hand Ideas, altra composizione velatamente enigmatica, il discorso improvvisativo di Ben Van Gelder è godibile, intriso di spunti armonici assai interessanti. Anonymous è un brano accattivante, soprattutto per l’andamento ritmico. Il solo di Stephens è materico, locupletato da improvvise e maliarde scorribande cromatiche. In solco contemporary jazz, adornato da sfumature avant-garde jazz, The Machine Stops è un album che non sfocia mai nella banalità, bensì brilla per un profondo spirito di ricerca che esalta la personalità artistica e la maturità comunicativa di Gambini e dei suoi valenti sodali.
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